Antenne di San Silvestro altri due anni di allarmi ignorati

Nel 2012 l’Arta scoprì tre volte valori oltre i limiti di legge e chiese di abbassare la potenza degli impianti I dati inviati a procura e Comune ma nessuno intervenne. La rabbia dei residenti pronti a nuovi esposti

PESCARA. Due anni di allarmi ignorati, con i dati fuori controllo chiusi nei cassetti di procura, tribunale e Comune. È il 20 aprile 2012 quando due tecnici dell’Arta avviano le misurazioni della potenza delle antenne delle emittenti radiotelevisive di San Silvestro. I controlli del campo elettromagnetico nel quartiere disseminato di antenne fin dal 1952 vanno avanti per una settimana, fino al 27 aprile. La conclusione degli esperti della sezione di fisica-ambientale dell’Arta, Gabriele Sulli e Damiano Rancitelli, è una richiesta di intervento per niente velata. Che però rimbalza nel vuoto: «È necessario che vengano eseguite nuovamente le operazioni di riduzione a conformità ai valori di campo elettrico determinati nella precedente riduzione a conformità del 2008».

«Valori troppo alti». L’invito dei tecnici dell’Arta è uno: i valori trovati sono troppo alti e perciò è necessario fare abbassare la potenza del segnale come è stato fatto già 4 anni prima, nel 2008, con il maxi sequestro di tralicci in un’inchiesta della forestale. I dati di due anni fa, alla vigilia del passaggio dalla rete analogica al digitale terrestre, rilevano «un valore di campo elettrico totale superiore sia del valore di attenzione che dell’obiettivo di qualità ambedue di 6 volt/metro». Nessuno interviene.

Picco a casa dell’ex assessore. Durante i controlli del 2012, eseguiti in 4 punti della zona e anche a casa della famiglia dell’ex assessore di Forza Italia Eugenio Seccia, l’Arta registra picchi di 9,4, 8,5 e 7,6 volt/metro. Proprio a casa della famiglia Seccia, si riscontra il valore massimo e anche qui la prescrizione è sempre la stessa, riportata quasi come una fotocopia sul verbale del sopralluogo: è «necessario» intervenire per mitigare la potenza dei ripetitori.

In processo e in Comune. A questo punto, le misurazioni finiscono dritte nel processo contro le emittenti radiotelevisive innescato dall’indagine della forestale – quindi anche a conoscenza di procura e tribunale – e in Comune, con un plico per l’allora sindaco Luigi Albore Mascia. È qui che la catena si interrompe: quei dati non diventano mai pubblici e nessuno si preoccupa di informare i residenti. Va avanti così fino a quando un abitante, Mariano D’Andrea, ne chiede copia e paga anche 14,06 euro di diritti per acquisire il documento dell’ente che controlla la salubrità di aria e acqua.

Allarmi ignorati. Sono due anni di buio: le successive misurazioni riportano al 7 ottobre scorso con punte di 12,4 volt/metro. Ma la legge regionale 45 del 2004 impone controlli almeno una volta all’anno: «I controlli hanno cadenza annuale e sono finalizzati a garantire il rispetto dei limiti di esposizione e delle misure di precauzione; l’attuazione, da parte dei soggetti obbligati, dei piani di risanamento». A San Silvestro, invece, i controlli si possono contare con una mano sola: uno nel 2007, all’epoca dell’indagine della forestale; nel 2010 richiesto da D’Andrea; nel 2012 ordinato dal giudice Gianluca Falco; nel 2014 sollecitato ancora dallo stesso residente. I valori scoperti portano a dire che anche un’altra legge, nazionale, è stata aggirata, quella istitutiva dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni: un ente nato anche per «vigilare sui tetti di radiofrequenze compatibili con la salute umana e verificare che tali tetti non vengano superati». La legge è chiara: «Il rispetto di tali indici rappresenta condizione obbligatoria per le licenze o le concessioni all’installazione di apparati con emissioni elettromagnetiche».

«Omissioni». A San Silvestro, invece, i superamenti si susseguono nel silenzio delle istituzioni. È per questo che i residenti tornano a parlare di «omissioni» e sono pronti a nuovi esposti: vogliono sapere perché nessuno dice loro quali sono le zone più esposte vietandone poi l’uso. Un po’ come il caso dei balconi pericolosi all’Aquila. Ora aspettano (ancora) perché i dati allarmanti del 2014 sono già in procura, Comune e Asl.

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