Una manifestazione di lavoratori Intecs

IL LAVORO CHE SE NE VA

Aperte undici vertenze, a rischio 3mila posti 

Ranieri (Cgil): «La Regione deve svolgere un ruolo attivo nella gestione delle crisi e nella ricollocazione dei lavoratori»

PESCARA . Sono 11 le grandi vertenze aperte con le quali l’Abruzzo si accinge a fare i conti al rientro dalle ferie. A queste, che coinvolgono circa tremila lavoratori, e per le quali sono stati aperti tavoli di trattativa al Ministero dello sviluppo economico, si aggiungono quelle che riguardano le piccole e micro imprese, quelle con maggiori difficoltà a percorrere la strada dell’internazionalizzazione, e che in questi anni hanno pagato a caro prezzo, spesso in solitudine, l’impatto della crisi.
AL MINISTERO. Le 11 “grandi vertenze” aperte riguardano la Honeywell di Atessa (che ora si chiama Baomarc), la Ball Beverage Packaging di San Martino sulla Marrucina, la Blutec di Atessa, la LFoundry di Avezzano, la Selta di Tortoreto, la Atr di Colonnella, la Intecs dell’Aquila, la Brioni di Penne, la Pilkington di San Salvo (proroga cassa integrazione straordinaria), il Mercatone Uno di Pineto, Colonnella e Sambuceto.

Carmine Ranieri (Cgil)
LA PUNTA DELL’ICEBERG. «A tutto questo», dice Carmine Ranieri, segretario interregionale Abruzzo-Molise della Cgil, «bisogna aggiungere quanto sta accadendo nel tessuto delle piccole e micro imprese, con un numero di posti di lavoro a rischio, o già perduti, grosso modo sovrapponibile a quello delle grandi vertenze». Inoltre, sottolinea ancora Ranieri, i fronti aperti non riguardano solo l’industria o la distribuzione, ma anche i l personale addetto alla pulizia e sorveglianza delle scuole che presta servizio nelle cooperative.
LA FINE DEL GOVERNO. Per questi lavoratori, che in Abruzzo sono 570, si stava pensando a un decreto per l’internalizzazione, vale a dire il passaggio nella pubblica amministrazione, ma gli sviluppi politici di ieri, con la fine del governo giallo-verde, oltre che affossare Piazza Affari avrà ripercussioni anche su una serie di dossier in itinere.
«Su queste vertenze», osserva Ranieri, dopo la fine del governo, «è ancora più difficile uno sbocco positivo. La politica regionale deve svolgere un ruolo attivo sia nella gestione delle crisi aziendali che nella ricollocazione dei lavoratori».
I NUMERI IN ITALIA. A livello nazionale i tavoli aperti al ministero dello sviluppo economico sono 158, dei quali 138 si riferiscono al solo 2019, che corrispondono a 250mila posti a rischio. La cassa integrazione straordinaria è stata di 18,8 milioni di ore, e altre 600mila sono le ore di Cigs in deroga.
AUTUNNO ROVENTE. Insomma, quello che si prefigura, secondo Ranieri, sarà non un autunno caldo, ma rovente. «Anche per quanto riguarda l’area di crisi complessa della Val Vibrata», aggiunge il segretario generale della Cgil Abruzzo-Molise, «i risultati stentano ad arrivare». Nell’area sono compresi 53 comuni, di cui 40 nelle Marche e 13 in Abruzzo.
Nel 2017 è stato firmato un accordo di programma al ministero dello sviluppo economico che prevede l’impiego di risorse pubbliche per complessivi 61,557 milioni di euro, di cui circa 32 milioni per la Valle del Tronto Piceno (Marche) e poco meno di 30 per la Val Vibrata. Purtroppo, osserva Ranieri, al momento i risultati di questo impegno non sono ancora visibili.
LE PICCOLE IMPRESE. Sulle piccole e microimprese, aggiunge, «il Governo regionale potrà agire monitorando e incrementando la loro possibilità di accesso al credito, accompagnandole nei processi di internazionalizzazione e di digitalizzazione, consentendo un maggiore accesso agli strumenti per le imprese derivanti dai fondi comunitari».
PRESSIONE FISCALE. Ora che il premier Giuseppe Conte ha chiarito che «il Governo finisce qui», lo spettro dell’aumento dell’Iva prende sempre più corpo. «Ciò significherebbe di fatto un aumento della tassazione indiretta», commenta Ranieri, «che penalizzerebbe i ceti più deboli, deprimerebbe i consumi e rappresenterebbe un ulteriore freno alla crescita economica del paese e dell'Abruzzo».
In poche parole, «renderebbe ancora più grave la crisi economica che è già in atto.
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