Appunti di viaggio dell’euro-anno 2002

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Di ritorno da Terracina verso Roma, con la dolce compagnia che tra qualche mese diventerà mia moglie, decidiamo di fare sosta ad Anzio per la cena. Scegliamo di fermarci da “Alceste al Buon Gusto”, storico ristorante di pesce con terrazza sul lungomare della città dello Sbarco e duemila anni fa sede della dimora dell’imperatore Nerone.

La carta dei vini prevede bianchi nazionali molto noti, leggeri, di media struttura, di corpo, fra cui diversi vini laziali tra i quali spiccano quelli di una nota azienda dell’Agro Pontino che produce bianchi e rossi da uve alloctone francesi, oltre a quelli di Frascati. Alla voce Abruzzo trovo solo due scelte: il Villa Gemma bianco di Masciarelli e il trebbiano di Valentini annata 1998, ad un prezzo molto invitante. Per la prima volta decido di tenere a battesimo il primo assaggio di uno dei tanti capolavori dell’indimenticato Edoardo da Loreto Aprutino. Si comincia con assaggini misti (frittini, pesce sciabola a tranci con bottarga, crostacei cotti su guarnizioni di verdure, ecc.) e ci abbiniamo il primo calice. L’impatto olfattivo è molto particolare, si alternano note fumè, sentori agrumati e balsamici che si attagliano perfettamente agli antipasti. Segue il primo piatto preparato con paccheri al sugo di gallinella (che qui chiamano “coccio”), mentre il vino esplode con tutta la sua carica salmastra, i profumi che sembrano virare verso riconoscimenti di olive in salamoia, capperi e acciughe. Ad ogni assaggio il vino muta, cambia vestito, cambia profumi, sapori e con il secondo piatto (un rombo con le patate) esplode un’incredibile carica di mineralità dentro il calice. E’ una cena che coinvolge tutti i sensi, col trebbiano nasce un amore che porterà ad un matrimonio durevole da cui non mi separerò più. Oggi, a distanza di anni, ho bisogno di rifornirmi anche di quello sfuso che meticolosamente imbottiglio tutte le estati, dopo averlo prenotato e prelevato in via del Baio a Loreto.

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