«Aracu è una vittima la moglie si è vendicata»

Processo sanità, l’avvocato dell’onorevole parla in aula per 5 ore «La Maurizio lo ha accusato mossa da un movente familiare ed economico»

PESCARA. «C’è una foresta di prove che documenta la sete di vendetta, l’odio, il risentimento viscerale di Maria Maurizio nei confronti dell’ex marito Sabatino Aracu». «Dulcis in fundo», dice l’avvocato di Aracu, Maurizio Parisi, quando si appresta, intorno alla quarta ora di arringa, ad aprire il capitolo più appetibile per la difesa di Aracu: l’«inattendibilità» dell’ex moglie di Aracu, la donna che con il suo memoriale inviato in procura ha incastrato l’ex deputato del Pdl facendolo finire tra i 25 imputati del processo sanità. Ma il primo dubbio posto al collegio giudicante dall’avvocato dello studio di Giulia Bongiorno – che non ha partecipato all’udienza – è stato l’utilizzabilità delle dichiarazioni della donna che ha vuotato il sacco raccontando che Aracu avrebbe preso tangenti da Vincenzo Angelini. «Maurizio», ha illustrato Parisi, «dice di aver aiutato il marito a riporre il denaro nella cassaforte, dice di averlo aiutato a preparare le scatole con le cravatte e i soldi. Quindi, avrebbe dovuto essere indagata anche lei. Per me, intanto, le sue dichiarazioni non sono utilizzabili».

«Maurizio mossa dai soldi». E’ partito da qui l’avvocato romano per minare l’attendibilità della donna spiegando come nascono le accuse, perché non sono credibili, perché quindi non possono valere contro Aracu. «L’odio è riconducibile al movente passionale e familiare e a quello economico. Maurizio voleva vedere il marito in galera, la donna ha cercato per due volte di costituirsi parte civile in questo processo», ha aggiunto il legale che, alla fine dell’arringa, ha chiesto l’assoluzione con formula piena per Aracu. Ma l’avvocato dell’ex onorevole, presente ieri in aula insieme ad altri imputati tra cui l’ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco, ha dovuto soprattutto difendere Aracu dall’accusa di aver preso presunte tangenti dall’ex titolare di Villa Pini aggredendo, così, la versione di Angelini, la sua attendibilità e suggellando la sua difesa in due passaggi: la «tardività» con cui Angelini ha iniziato a parlare di quelle presunte mazzette e il fatto, su cui ha insisto molto l’avvocato, che il titolare di Villa Pini «ha parlato di prelievi ma non è mai riuscito a indicare una data della consegna di denaro». Ha spiegato Parisi che «Angelini viene interrogato decine di volte ma fino al 2009 non fa cenno dei soldi ad Aracu e già questo elemento dovrebbe far riflettere».

«Aracu non è un pirla». Il legale ha fatto riferimento, quindi, a un’accusa di tentata concussione che pende su Aracu, la presunta richiesta di 2 milioni di euro – mai comunque corrisposti – ad Angelini. E Parisi: «Una richiesta di un’entità così enorme e con una causale così sciocca, i soldi gli servivano per la casa del figlio. Se davvero il mio cliente avesse fatto una cosa del genere avrebbe avuto innanzitutto un comportamento da pirla». Che riscontri ci sono alle presunte tangenti?, si è domandato l’avvocato. «Quando ho chiesto in aula ad Angelini di dirci i giorni della consegna dei soldi, lui si è sottratto alla domanda e non ha saputo indicare neanche una data, come se nei nostri confronti fosse preso da un’amnesia selettiva. L’unico dato certo sono i prelievi: non ci sono prove».

«Non c’è prova delle dazioni ad Aracu». Da questo momento, l’avvocato ha iniziato a far emergere le contraddizioni di Angelini, le dichiarazioni opposte, diverse, tra l’interrogatorio e il dibattimento, tra l’incidente probatorio e l’interrogatorio evidenziando, ad esempio, come l’ex titolare di Villa Pini sia stato smentito dalla moglie Anna Maria Sollecito. «Angelini dice di aver ricostruito le tangenti a memoria insieme alla moglie eppure quando Sollecito depone non nomina Aracu. La moglie di Angelini dice: “No, di Aracu mio marito non mi ha mai detto nulla”». «Non ci sono prove di dazioni ad Aracu», ha ripetuto più volte il legale nella sua arringa ricca di ricostruzioni documentali per sottolineare, infine: «Angelini e Maurizio hanno interessi diversi ma ambedue tesi ad accusare Aracu. Angelini per giustificare i prelievi e Maurizio per vendicarsi. Ma per ambedue non ci sono riscontri a quello che dicono. Insisto nel chiedere l’assoluzione con formula piena».

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