Aria, fiume e litorale inquinati, ma a Pescara arriva la tassa di soggiorno

È in arrivo un’altra tassa comunale. E stavolta non saranno i pescaresi a pagarla, bensì i turisti che alloggeranno negli alberghi e nei bed&breakfast della città

PESCARA. È in arrivo un’altra tassa comunale. E stavolta non saranno i pescaresi a pagarla, bensì i turisti che alloggeranno negli alberghi e nei bed&breakfast della città. L’amministrazione comunale la chiama Contributo unico per il turismo (Cut), ma è conosciuta come tassa di soggiorno. In pratica, i turisti dovranno versare un mini contributo di un euro a notte per persona per poter dormire a Pescara.

L’apposita delibera è quasi pronta e dovrebbe andare nei prossimi giorni all’esame della giunta. «Questa è la chiave per rilanciare la città e il suo potenziale turistico», ha spiegato l’assessore al commercio Giacomo Cuzzi. Le incertezze sull’applicazione della nuova imposta sembrano ormai superate, anche perché da Federalberghi-Confcommercio e Assoturismo-Confesercenti, finora contrarie a questa sorta di gabella, ora è arrivato il via libera seppur legato ad alcune condizioni.

«In merito alla dichiarata intenzione del Comune di applicare, nel corso del corrente anno, un Contributo unico per il turismo (imposta di soggiorno) a tutte le strutture ricettive cittadine», si legge in una nota firmata da Federalberghi e Assoturismo, «a seguito dell’incontro sul tema tenutosi la scorsa settimana in Comune, le scriventi associazioni si trovano concordi nel considerare applicabile una tale imposta, purché essa sia realmente volta ad un reale sviluppo turistico della nostra destinazione, stimolando cioè una domanda che, ad oggi, è molto debole e assolutamente insufficiente a sostenere il settore della ricettività e, più in generale, del turismo».

«Perché ciò avvenga senza traumi», proseguono le due associazioni, «l’applicazione di una tale imposta, a nostro modo di vedere, dovrà necessariamente essere subordinata all’avveramento dei seguenti punti». Sono quattro i punti indicati dalle organizzazioni di categoria.

Il primo, «è che il Comune si doti di un piano marketing territoriale condiviso e credibile, impegnandosi ad adottarlo e ad utilizzare i flussi finanziari provenienti dall’applicazione del Cut unicamente per l’attuazione delle linee di investimento indicate dal piano stesso».

Poi «che il Cut», continua la nota, «sia applicato per importi non superiori ad un euro per persona e per notte e che rimanga fisso per tre anni». Terzo punto: «Che si effettuino incontri con rappresentanti della ricettività extra alberghiera, volti a siglare accordi in cui detti portali si obblighino a far applicare il Cut a tutte le strutture ricettive extra alberghiere cittadine aderenti». Infine, l’ultimo punto: «Prima dell’applicazione del Cut, si riporti il litorale pescarese alla completa balneabilità. Si ritiene, infatti, che la piena balneabilità del litorale sia un prerequisito per un qualsivoglia sviluppo turistico dell’area, senza il quale sarebbe assolutamente controproducente e disastrosa l’applicazione di un’imposta che avrebbe, al pari della non balneabilità, il potere di far fuggire i turisti, anziché attrarli».

Su questo punto, tuttavia, le associazioni esprimono forte preoccupazione. Preoccupazione, soprattutto, per i risultati delle analisi del mare condotte dall’Arta durante questo inverno, in cui si evidenziano valori altissimi dei colibatteri nell’acqua. Federalberghi e Assoturismo ritengono che non sia sufficiente ultimare prima dell’estate i lavori di convogliamento delle acque bianche in un nuovo collettore per farle arrivare al depuratore. «Ciò che veramente preoccupa» si legge ancora nella nota, «sono i dati mostrati nella riunione in Comune dal vice sindaco Enzo Del Vecchio, sui valori di inquinamento a monte del depuratore cittadino. Valori fortemente oltre la soglia e che sono da imputare a scarichi al fiume provenienti da Comuni limitrofi negli ultimi 20 chilometri di asta fluviale». Da qui la richiesta di un intervento al presidente della Regione Luciano D’Alfonso.

Pronta la replica di Cuzzi. «Voglio sottolineare», dice, «che i punti evidenziati nella nota congiunta sono già condivisi nel lavoro svolto fino ad oggi con le stesse associazioni di categoria».

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