Asl Pescara condannata a pagare 545 mila euro a Pierangeli

Ricoveri accreditati nel 2007, la casa di cura chiede 3,5 milioni, ma il tribunale dice sì solo a una parte: "Irregolarità nelle prestazioni nel 2005 e 2006"

PESCARA. La Asl di Pescara deve pagare 545 mila euro alla casa di cura privata Pierangeli. Lo stabilisce una sentenza firmata dal giudice Chiara Serafini che chiude uno scontro giudiziario durato 6 anni. Una condanna che, però, è accolta quasi con il sorriso da parte del direttore generale della Asl Claudio D’Amario: il contenzioso tra la Asl e il gruppo della sanità privata per un debito dei ricoveri era partito dalla cifra di 3,5 milioni di euro. Con D’Amario, le cause della Asl sono cresciute ma il direttore generale dice che le sentenze sono quasi tutte dalla sua parte e, in questo caso, «la Asl ha risparmiato 3 milioni euro».

Sei anni di udienze. Lo scontro riporta al 2007 quando il gruppo Pierangeli ottenne dal tribunale di Pescara un decreto ingiuntivo da più di 12 milioni di euro «per le prestazioni di assistenza ospedaliera e ambulatoriale rese dal primo gennaio 2006 al 31 agosto 2007 nella qualità di istituzione sanitaria provvisoriamente accreditata con il Servizio sanitario nazionale». Durante il giudizio, Asl e Pierangeli trovarono un accordo che portò al pagamento di 10 milioni di euro con la rinuncia del gruppo privato a «pretendere» gli interessi di mora. Così, sono rimasti al centro del contenzioso 3,5 milioni di euro.

«Paga la Asl, Fira no». Per non pagare, la Asl, difesa dall’avvocato Dante Angiolelli, ha sostenuto che a saldare il debito avrebbe dovuto essere la Fira, la Finanziaria regionale, «spettando» proprio «alla Fira il potere di spesa e conseguentemente la legittimazione a soddisfare le pretese della casa di cura». Ma, secondo il giudice, non è così: «Il contratto», dice la sentenza, «è stato stipulato dalla Regione “in nome e per conto della Asl” che costituiscono pertanto le parti effettive dell’accordo assumendo in proprio le obbligazioni nei confronti della casa di cura».

Taglio e «irregolarità». Ma perché i 3,5 milioni hanno ricevuto un taglio e sono diventati 545 mila euro? Il giudice ha esaminato i contratti del triennio 2005-2007 e scrive: «Per le prestazioni rese nell’anno 2005, la Commissione ispettiva permanente, sulla base delle verifiche eseguite, ha accertato un ammontare complessivo di decurtazioni pari a 1.520.237,92 euro». Nel 2006, dice ancora il giudice, «i verbali prodotti dalla Asl recano decurtazioni per 1.435.046,39. Non si rinvengono in atti i verbali della Commissione ispettiva relativi alle prestazioni rese nel 2007 sicché non v’è prova di alcuna irregolarità». Così, dice la sentenza, «dalla somma pretesa dalla casa di cura va detratto l’importo di 2.955.284,31 euro (1.520.237,92 euro più 1.435.046,39) per un importo finale di 545.496,83 euro.

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