Atti sessuali con l’alunna 16enne:  ora la prof denuncia la ragazza 

La docente sospesa per un anno e con il divieto di avvicinarsi all’allieva, sabato ha chiamato la polizia: alla vigilia della discussione del ricorso, la ragazzina è andata sotto casa sua con l’amica-testimone

PESCARA. Un episodio accaduto sabato scorso ha indotto la professoressa accusata di atti sessuali nei confronti della sula allieva minore di sedici anni, a denunciare quest’ultima.
Colpita da una misura cautelare di sospensione dall'insegnamento per 12 mesi, con l’aggiunta di non poter avere alcun contatto personale o con mezzi telefonici, telematici né rapporti di alcun tipo con la minore parte offesa, la prof sabato scorso si è infatti ritrovata la studentessa sotto la sua abitazione. Una circostanza che le ha creato molta preoccupazione per le eventuali conseguenze, vista la rigida misura cautelare cui è sottoposta.
VISITA A SOrPRESA La prof stava tornado a casa con il marito in sella a uno scooter, quando entrambi hanno notato la presenza della ragazza in compagnia di una sua amica: la stessa compagna di scuola diventata una testimone importante nella vicenda, e che avrebbe uno stretto rapporto con la parte offesa tanto da raccogliere le confidenze dell'amica su quel presunto rapporto sentimentale. La docente, temendo che quell'incontro avrebbe potuto rendere ancor più delicata la situazione già estremamente critica, si è mantenuta a una certa distanza e ha immediatamente chiamato una volante della polizia. E pensando che fosse meglio immortalare quella situazione, ha anche girato una ripresa video per testimoniare come la ragazza si trovasse sotto la sua abitazione.
Le due ragazze, forse resesi conto di quello che stava accadendo, avrebbero fatto marcia indietro, ma alla polizia, prontamente intervenuta, la prof e suo marito hanno mostrato il video che è stato acquisito a verbale dagli agenti. Un episodio inspiegabile.
TRIBUNALE DEL RIESAME Perché la ragazza, sapendo quello che sta accadendo in questi giorni e sapendo delle notizie pubblicate sui giornali, ha voluto recarsi nei pressi dell’abitazione della prof? Tutto questo, peraltro, alla vigilia della discussione del ricorso al tribunale del riesame: ricorso con il quale la legale della prof, l’avvocatessa Carla Tiboni, intende contestare la misura cautelare che peraltro ha origine esclusivamente sulla denuncia presentata dalla psicologa della scuola che aveva raccolto le confidenze della ragazza.
LA PSICOLOGA La psicologa ha tenuto all’oscuro di tutto sia la madre della ragazza, che pure le aveva telefonato perché aveva notato atteggiamenti strani della figlia, sia la dirigente della scuola perché, a detta della stessa parte offesa, la dirigente era molto amica della professoressa. Sta di fatto che la psicologa si rivolge al suo Ordine e si fa autorizzare a violare il segreto professionale per presentare la denuncia. Aspetti che verranno valutati dai giudici del riesame, anche perché la stessa psicologa, nella denuncia, afferma di non avere nessuna prova, «ma solo dichiarazioni verbali della minore», aggiungendo di non aver «mai visto i messaggi sul telefono della parte offesa comprovanti l’accaduto».
PERIZIA SUL TELEFONO Il telefono della ragazza adesso è nelle mani di esperto nominato dalla procura per estrarre tutto ciò che potrebbe essere utile ai fini dell’inchiesta. La minorenne, nella sua audizione protetta (fatta a scuola alla presenza di un altro psicologo, ma senza la presenza di un legale dell’indagata) avrebbe riferito delle continue attenzioni della prof che lei peraltro ricambiava.
IL GIUDICE «A conferma dell’assenza di volontà calunniatoria della ragazza», scrive il gip Francesco Marino nella misura cautelare, «sta anche lo stesso tenore del racconto, in cui la ragazza non si è presentata come persona indotta o costretta alla relazione, specificando di essere a sua volta attratta dalla sua professoressa». Questione che non esclude comunque la configurabilità del reato in quanto minorenne.
LA VASCA JACUZZI Secondo la ricostruzione, dopo Capodanno sarebbe arrivato il primo rapporto sessuale completo che la ragazza riferisce avvenuto in casa della prof, che descrive in ogni particolare, compresa la vasca con idromassaggio Jacuzzi posizionata sul balcone superiore. «La parte offesa», aggiunge il gip, «ha precisato che quello non era il suo primo rapporto sessuale, che ne aveva avuti diversi in precedenza sempre con persone più adulte». E nel ritenere insussistente il pericolo di inquinamento probatorio nel concedere la misura, il giudice afferma che la ragazza «ha riferito che la professoressa era perfettamente a conoscenza dei colloqui con la psicologa e sapeva anche che essi vertevano anche sul rapporto di amicizia sussistente tra alunna e professoressa. Eppure, l’indagata non ha posto in essere alcuna pressione nei confronti della ragazza per indurla a dare una versione edulcorata del rapporto tra le due, né tantomeno ha provato a minacciare l’uso dei suoi poteri di docente». Adesso spetterà ai giudici del riesame stabilire se quella misura deve essere mantenuta o meno.
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