Automobilista multato, ma era a piedi Condannati due vigili urbani a Pescara

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due vigili urbani condannati per falso ideologico

PESCARA. Era a piedi, con l’auto parcheggiata dentro il cancello di casa, ma i vigili urbani lo multarono sostenendo nel loro verbale che il cittadino alla guida della sua Ford, all’invito di esibire i documenti di guida si era allontanato. Succedeva il 3 dicembre 2003.

A distanza di quasi dieci anni, i vigili firmatari del verbale Walter Falzani e Alessandra Di Gregorio, che dopo la denuncia del multato erano stati condannati per falso ideologico dal gup di Pescara Angelo Bozza a sei mesi e 20 giorni di reclusione oltre alle spese e al risarcimento dei danni in favore della parte civile (4mila euro), dopo aver perso il ricorso in corte d’Appello (presidente Ayala) si sono visti definitivamente dichiarare inammissibile il ricorso dalla suprema Corte di Cassazione che, con sentenza depositata il 15 marzo di quest’anno, ha messo fine alla vicenda.

Secondo quanto denunciato da Enrico D’Annunzio, assistito in Cassazione dall’avvocato del foro dell’Aquila Riccardo Lopardi, verso le 16,35 del 3 dicembre 2003 affacciandosi alla finestra di casa, in via Fonte Romana, si era reso conto che due vigili urbani stavano multando l’auto della cognata, parcheggiata in zona vietata. Sceso in strada con moglie e cognata per protestare ottenne solo, con le sue insistenze, che Falzani, uno dei due agenti, gli chiedesse la patente. D’Annunzio, dopo aver fatto notare che non si trovava alla guida dell’auto, andò a prendere comunque il documento nell’auto parcheggiata dentro il cortile di casa, per poi consegnarlo al vigile a cui chiese a sua volta le generalità. Alla risposta dell’agente di leggerle sulla multa della cognata, D’Annunzio si riprese la sua patente (rilevando che non era alla guida dell’auto e che quindi non c’era ragione che il pubblico ufficiale la pretendesse) fornendo comunque le sue generalità. A quel punto, secondo il racconto di D’Annunzio, i due vigili andarono via mentre uno dei due, Falzani, gli avrebbe detto «non ti preoccupare, non finisce qua». Il seguito fu la notifica, a D’Annunzio, del verbale di violazione amministrativa secondo cui il cittadino, alla guida dell’auto Ford, all’invito di esibire i documenti si allontanava. Una circostanza non rispondente al vero secondo D’Annunzio e secondo il gup di Pescara che, anche sulla base dei testimoni, (secondo cui la discussione tra il vigile e D’Annunzio era avvenuta dopo che l’uomo era uscito dal portone di casa mentre il veicolo era parcheggiato all’interno del cancello) ha condannato i due vigili. Che per due volte, in corte d’Appello nel 2011 e, ora in Cassazione, hanno visto rigettato il loro ricorso.

©RIPRODUZIONE RISERVATA