Bendini e Montani arte e novità a Palazzo de’ Mayo

CHIETI. «Mezzo secolo che per l'arte è un abisso. Eppure i due artisti, separati anagraficamente da ben 50 anni dialogano, eccome. Dimostrando che la tirannia del tempo lineare non ha senso in arte e...

CHIETI. «Mezzo secolo che per l'arte è un abisso. Eppure i due artisti, separati anagraficamente da ben 50 anni dialogano, eccome. Dimostrando che la tirannia del tempo lineare non ha senso in arte e dimostrando anche che il futuro del nostro Paese, in tutti i sensi, sta nella continuità generazionale, nel passaggio di testimone fra generazioni che si aiutano fra loro e dialogano».

Franco Simongini è il curatore della mostra "Bendini/Montani. Così lontani, così vicini" in corso a Chieti, Palazzo de’ Mayo, nella nuova e prestigiosa sede della Fondazione Carichieti. In esposizione fino al 20 gennaio trenta e più capolavori di Vasco Bendini e Matteo Montani, il meglio delle opere dei due artisti informali. Opere risalenti a periodi di produzione differenti ma intrise di quella forza generatrice, carica di respiro e lucentezza che da sempre li contraddistingue. "Bendini/Montani Così lontani, così vicini" rappresenta uno sguardo profondo nell'arte informale, «un confronto tra titani, lontani per generazione, ma accomunati dalla stessa visione originaria, cosmogonica, sorgiva» a detta dello stesso curatore.

Una mostra che parla di spiritualità, di infinito, di spazi originari, dell'anima, parole oggi desuete e immerse ingiustamente nell'oblio, rileva Simongini. Proprio quest'anno Vasco Bendini (Bologna, classe 1922), riconosciuto dalla critica come uno dei padri dell’informale italiano, ha festeggiato novant’anni. Dopo aver studiato con Giorgio Morandi e Virgilio Guidi, si è imposto sulla scena artistica degli anni cinquanta come uno dei maggiori e più originali interpreti del clima Informale.

Matteo Montani (Roma, 1972), artista di spicco fra gli emergenti italiani, ne ha compiuti quaranta. Nell’esposizione spicca un’opera storica di Bendini del 1951, due suoi strepitosi oli su alluminio del 1980 ed una serrata scelta di opere degli anni duemila. Di Montani sono presenti le opere degli ultimi sette anni, fra cui la spettacolare Soglia (base di sei metri) oltre a un’inedita e coinvolgente Iridescent room. «Una mostra coraggiosa, un progetto ambizioso e un vento di novità», sottolinea dal canto suo l'artista romano «aver portato l'attenzione su una pittura allo stato puro con due artisti un pò particolari, sia per la scelta di una sede nuova ed emergente. Una situazione che esce fuori dagli schemi». Interessante dunque mettere a confronto i dipinti realizzati negli stessi anni da due artisti spesso, pur nelle reciproche differenze, sintonizzati su lunghezze d’onda simili nonostante il divario generazionale. «Per l'Abruzzo è un fatto rilevante poter vedere due artisti del genere in una mostra appositamente realizzata per l'occasione», sottolinea il critico curatore. «lnoltre il Palazzo de' Mayo di Chieti rappresenta una gran bella realtà che si sta affermando a livello nazionale suscitando crescente ammirazione. Con questa mostra il Palazzo si apre maggiormente alla contemporaneità. Forse il pubblico abruzzese non è del tutto pronto per un'arte del genere ma bisogna essere fiduciosi sulla sua sensibilità ed accoglienza dopo un'iniziale diffidenza. E bisogna insistere».

«Per questo», anticipa Simongini «mio prossimo progetto è una grande mostra per celebrare il centenario della nascita di Emilio Greco, nel 2013 sempre a Palazzo de' Mayo. Poi penso a un ipotetico dialogo tra due artisti abruzzesi che stimo molto, parecchio diversi fra loro: Luciano De Liberato, "cyberpittore dal cuore antico", e Marcello Mariani con i suoi Sudari dell'anima. Infine vorrei costruire un grande evento con l'artista abruzzese più internazionale, Ettore Spalletti, un appuntamento centrato su una sua lettura di qualche luogo di questa magnifica regione».

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