Bimbi morti, Chiodi: "Evento imprevedibile e inevitabile"

Il presidente della Regione e commissario alla Sanità: "Nel reparto si e' verificato un evento avverso, ovvero una imprevedibile e improvvisa evenienza negativa che ha verosimilmente causato la morte dei neonati"

PESCARA. «La morte dei neonati all’ospedale di Pescara è stata un evento avverso, improvviso e imprevedibile». Per il governatore Gianni Chiodi, i primi quattro rapporti stilati dalla Asl escludono negligenze e dicono che l’infezione da Serratia è stata un caso. Ma l’Agenzia sanitaria regionale annuncia «controlli a sorpresa» a Neonatologia.

Lo stato maggiore della sanità abruzzese - dal governatore Gianni Chiodi al subcommissario Giovanna Baraldi e al direttore generale della Asl di Pescara Claudio D’Amario - difende l’operato del reparto di Neonatologia: «I primi quattro rapporti stabiliscono che le procedure sono state rispettate», avverte Chiodi. Dalle carte inviate ieri alle commissioni parlamentari d’inchiesta sulla sanità, una presieduta dal senatore Pd Ignazio Marino e l’altra guidata dal deputato Leoluca Orlando dell’Idv, emerge che sono stati «due» e non tre i bambini stroncati dalla Serratia, un batterio che si annida tra i rifiuti e nei bagni: «Due neonati», sottolinea Chiodi, «estremamente prematuri e sottopeso. Ma la diagnosi dei casi sospetti e l’assunzione di provvedimenti opportuni per il contenimento della diffusione dei germi sono state immediate. La rapidità della diagnosi e della risposta igienistica è stata resa possibile», dice Chiodi, «dall’intervento della Microbiologia di Pescara con test sul sangue neonatale e sul dna, un’attività disponibile a Pescara dal 2007».

Secondo D’Amario, «la fonte dell’infezione è stata un bambino normopeso nato al termine di nove mesi di gravidanza: il batterio è stato trasmesso al neonato dalla madre al momento della nascita». Il bambino è stato curato e dimesso: «La serratia», dice D’Amario, «è un batterio che colpisce i soggetti immunodepressi e diventa patogeno quando entra in contatto con pazienti a rischio». Ma tracce della Serratia sono state scoperte anche sul despenser del sapone, un oggetto usato da medici e infermieri di Neonatologia per lavarsi le mani: «Il despenser non è stato la causa dell’infezione», assicura D’Amario.

Sulla scarsa igiene segnalata dalla mamma di uno neonati morti, Chiodi risponde che «dai rapporti non emergono situazioni che avrebbero potuto essere gestite meglio. L’indagine epidemiologica non ha evidenziato negligenze o comportamenti non conformi alle procedure». D’Amario parla di «controlli periodici» sulla pulizia ma la data dell’ultima ispezione prima del diffondersi dell’infezione che ha ucciso i bambini non viene resa nota: «Pretendere a priori che non possa esserci un batterio in ospedale è troppo», osserva D’Amario.

Se Chiodi sottolinea che «gli accertamenti non sono finiti», Angelo Muraglia, commissario dell’Agenzia sanitaria regionale, afferma che «ci sarà un altro rapporto» sulla morte dei neonati e annuncia «controlli e giri di ricognizione a sorpresa» a Neonatologia.

Sulla coesistenza del reparto di Neonatologia allo stesso piano di Malattie infettive e Geriatria, due reparti a rischio per le infezioni, Chiodi e D’Amario assicurano che non c’è un nesso tra l’infezione e gli altri settori dell’ospedale. Ma lo stesso D’Amario annuncia che nel progetto di restauro dell’ospedale «la sala parto e Neonatologia saranno realizzate al quarto piano».

Chiodi rivendica la capacità dell’ospedale di reagire a un’emergenza e afferma che l’infezione è stata «un evento che all’ospedale di Pescara non è mai stato isolato in passato. Negli anni scorsi epidemie mortali da Serratia si sono verificate anche negli ospedali di Ancona, Roma, Napoli, Modena, Cagliari, Pavia e Milano. Ma l’evento avverso occorso a Pescara è stato il meno grave a causa di tutti i provvedimenti presi». Sul fronte dell’inchiesta aperta dalla procura per omicidio colposo e sui blitz dei carabinieri del Nas, D’Amario si dice «ottimista».

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