Bimbo morto, indagati medici e ostetriche

Partorisce in bagno all'ospedale, la famiglia: non c'era il campanello per chiedere aiuto

PESCARA. Nessuna sete di vendetta né il desiderio di colpevolizzare nessuno: «E' solo necessario stabilire se nel terzo millennio sia possibile che possano ancora accadere certe situazioni». È l'avvocato Alessandro Scelli che parla, e lo fa a nome della giovane madre che ha perso un bambino dopo averlo partorito nel bagno nell'ospedale di Pescara. Medici e ostetriche sono indagati.

Il piccolo, primo nato in un parto gemellare prematuro, è morto dopo tre giorni senza che la madre lo abbia conosciuto. Lei e il marito si sono chiusi in un doloroso silenzio e stanno pregando affinché, dopo la tragedia, l'altro gemello nato nel drammatico parto, possa salvarsi. Il piccolo nato prematuro a sei mesi come il fratello, è ancora in terapia intensiva nel reparto di neonatologia del Santo Spirito. Le sue condizioni sono gravi, ma i medici stanno facendo tutto il possibile per salvarlo. Sulla vicenda la procura di Pescara ha aperto un'inchiesta che è stata affidata al sostituto procuratore Anna Rita Mantini. E il primo provvedimento è stato quello di disporre l'autopsia sul neonato deceduto.

L'incarico sarà affidato questa mattina all'anatomopatologo Ildo Polidoro. Sempre ieri è stato notificato l'avviso di garanzia ai medici e alle ostetriche che hanno tenuto in cura la donna nel corso della sua permanenza nell'ospedale di Pescara: per tutti l'ipotesi d'accusa è omicidio colposo. L'avviso di garanzia è per il momento un atto dovuto per dare agli indagati la possibilità di nominare un proprio esperto per assistere all'autopsia, in quanto atto «irripetibile» e alle altre operazioni peritali che saranno effettuate in questa fase dell'inchiesta.

Nel frattempo, sono emersi altri particolari sui drammatici momenti che hanno portato alla morte del gemellino. Situazioni e comportamenti dei medici e del personale in servizio riportati nelle due denunce consegnate dai genitori al commissariato di Sulmona e poi trasmesse alla questura di Pescara competente per territorio. La donna, secondo quanto riferisce l'avvocato, sarebbe stata ricoverata nel reparto di ostetricia in una stanza con sei posti letto invece dei cinque previsti.

«Una stanza», sottolinea il legale, «senza campanello d'allarme e con difficoltà da parte delle puerpere ricoverate, di comunicare con il personale in servizio. La mia assistita, che si trovava al sesto mese di una gravidanza gemellare», aggiunge Scelli, «era stata ricoverata dopo aver avuto delle minacce d'aborto e nel corso della degenza è stata autorizzata dai medici a recarsi al bagno in caso di necessità».

Ed è proprio mentre era in bagno che la donna è stata colta da forti dolori addominali. «È stata lesta a capire che stava accadendo qualcosa», prosegue l'avvocato, «e si è immediatamente distesa sul pavimento, poi ha chiesto aiuto».

Quando è arrivata l'infermiera, il primo gemellino era già nato. A quel punto, è scattata l'emergenza e la donna è stata trasportata in sala parto per far nascere il secondo.

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