«Bloccati come topi in trappola»

Tra Pizzoli e Campotosto, viaggio nella disperazione delle frazioni isolate

«Sentiamo scosse in continuazione, ma siamo impossibilitati a uscire: siamo bloccati dentro casa, come i topi». Parole pronunciate con vigore quelle del vicesindaco di Campotosto, Gaetana D’Alessio, che racconta il dramma del comune in provincia dell’Aquila e la situazione della frazione di Mascioni, in cui vive, e che ospita numerosi anziani.

La neve qui, nella zona dell’epicentro delle quattro scosse, al confine con il Lazio al di là del quale c’è Amatrice (Rieti), è diventata per lunghissime ore una vera e propria trappola. Intorno a Campotosto la situazione più difficile. Nella frazione di Ortolano un uomo di 60 anni, fuggito da casa dopo la prima scossa, è finito sotto una slavina insieme al fratello. Quest’ultimo è stato tratto in salvo da altri residenti. Il 60enne, invece, è dato per disperso. Le ricerche sono state sospese in serata e le speranze di ritrovarlo in vita sono sempre più fievoli. «Da noi a Mascioni la situazione è critica. La cosa più preoccupante è il terremoto», racconta una donna che gestisce un locale. «Sono volate bottiglie e bicchieri per terra, secondo me la magnitudo è molto più alta di quella comunicata perché neanche il 6 aprile 2009 era andata così. C’è gente che vive in strutture molto vetuste, in pietra. I telefoni sono saltati, l’elettricità non c’è, tra poco avremo anche bisogno dei medici perché senza riscaldamenti stiamo gelando».

Solo intorno alle 17 le prime squadre di Vigili del Fuoco riescono a raggiungere il comune. A Campotosto il vento ha accumulato in molte zone tre metri di neve. E da lì parte un tweet: «Qualcuno è riuscito ad uscire dalla finestra e si sta aprendo un varco per la porta», aspettando il «soccorso alpino che abbiamo chiamato stamattina».

A 36 chilometri di distanza, in un altro comune, Pizzoli, la storia di Serena Testa. «Ci siamo liberati da soli», racconta dopo aver spalato per tutta la giornata per liberare la propria auto dalla neve nella frazione di Marruci. «Ero in trappola, poi quando sono riuscita a ripartire, ormai a pomeriggio inoltrato, mi sono sentita libera. Non potevamo nemmeno scappare dalle scosse». Piange. La sua preoccupazione era la mamma ospitata in una struttura sanitaria evacuata a Montereale. «Sono riuscita finalmente a sentirla».