Bomba artigianale davanti alla palestra

Via dei Peligni, l’ex pugile Di Marco esclude minacce. L’ordigno alla Heat realizzato con plastica e polvere pirica

PESCARA. Nessuna fuga di gas, niente di accidentale. È stata una bomba artigianale a provocare l’esplosione che martedì sera ha svegliato mezza Porta Nuova e danneggiato seriamente l’ingresso della palestra Heat di via dei Peligni. A dirlo sono i primi rilievi effettuati nel vicoletto su cui affaccia l’ingresso della palestra. Adesso però resta da capire chi ha messo l’ordigno e per quale motivo, anche perché il gestore della Heat ha negato di aver ricevuto minacce o richieste di soldi e non è riuscito a fornire agli investigatori nessun elemento utile.

L’esplosione. La bomba è scoppiata intorno alle 23.10 di martedì. Il boato si è sentito in tutta Porta Nuova, tanto che i vigili del fuoco non hanno neppure avuto bisogno di una telefonata di allerta per capire che c’era stata un’esplosione: l’hanno sentita con le loro orecchie dal comando di viale Pindaro. Ma quando gli uomini del caposquadra Pasquale Olivieri sono arrivati in via dei Peligni non hanno trovato fiamme: la bomba è esplosa senza generare un incendio. Contrariamente a quanto era sembrato in un primo momento, l’esplosione non ha provocato molti danni all’interno della palestra Heat, gestita dell’ex pugile Simone Di Marco, che infatti ieri ha riaperto senza troppi problemi ed era affollata dai pugili che si stavano allenando come sempre.

I danni. L’ordigno ha danneggiato soprattutto la zona di ingresso della Heat, che non affaccia su via dei Peligni ma su un vicolo che corre tra due palazzi. L’intelaiatura in metallo della porta ha resistito all’urto, mentre la lastra di vetro all’interno si è rotta. Così come si sono rotti lo specchio che c’era nel disimpegno della palestra e il vetro sopra la porta. Danneggiate anche le mattonelle davanti all’ingresso. La bomba artigianale ha fatto danni anche nello studio fotografico di fronte all’ingresso della palestra: i vetri delle quattro finestre si sono rotti, lo spostamento d’aria ha scardinato due infissi.

L’ordigno. I vigili del fuoco e gli agenti della Scientifica hanno trovato alcuni pezzi di plastica danneggiati dall’esplosione che probabilmente sono stati usati per costruire l’ordigno insieme a quella polvere da sparo di cui martedì sera si sentiva un forte odore nel vicolo di via del Peligni.

Dai primi rilievi sembra che la bomba non sia stata piazzata all’interno della palestra ma proprio sulla porta, come sembrerebbe dimostrare una specie di cavità creata tra i due ingressi che normalmente sono riparati dalla serranda.

Proprio la serranda ieri sera, invece, era rimasta aperta. Il gestore, secondo alcuni testimoni, era uscito proprio pochi minuti prima dell’esplosione dalla sua palestra. Senza però chiudere la serranda.

Le indagini. Gli agenti della Volante di Alessandro Di Blasio immediatamente dopo l’esplosione hanno sentito Di Marco. Che però non ha fornito nessuna spiegazione utile agli investigatori. Il ragazzo ha spiegato di non aver mai ricevuto minacce nè richieste di soldi di alcun genere e ha escluso di avere qualche nemico che possa avergli fatto questo. D’altro canto, però, qualcuno la bomba deve averla preparata e messa in quel vicolo. Qualcuno che non si è fatto problemi ad agire a un orario insolito, visto che normalmente cose di questo genere si fanno in piena notte, quando la possibilità di essere visti diminuisce. E non alle undici di una sera d’estate, in un vicolo che ospita anche un locale frequentato che martedì sera era aperto.

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