Botti vietati a Pescara ma spuntano 29 bancarelle

Multe fino a 500 euro per chi esplode petardi fino al 7 gennaio. Scattano i controlli dei vigili urbani anche in piazza Salotto

PESCARA. Fino al 7 gennaio prossimo è vietato esplodere botti in città pena una multa da 25 a 500 euro introdotta dal sindaco Pd Marco Alessandrini con un’ordinanza. Ma la stessa amministrazione ha autorizzato anche 29 bancarelle per la vendita di petardi e giochi pirotecnici. Ed è intorno ai permessi che scoppia l’ultima polemica dell’anno.

«Alessandrini», dice l’ex consigliere Armando Foschi, componente dell’associazione Pescara mi piace, «firma l’ordinanza per vietare l’uso dei botti di Capodanno a Pescara, ma poi autorizza ben 29 ambulanti a vendere liberamente su tutto il territorio cittadino botti e petardi, destinati ad animare la notte di Capodanno. È l’ennesima decisione schizofrenica di un sindaco che, evidentemente, non conosce neanche cosa fa la sua stessa macchina amministrativa e che con la mano destra smentisce ciò che fa quella sinistra».

A Foschi risponde l’assessore Pd al Turismo Giacomo Cuzzi: «Sono meravigliato per questa polemica. Da amministratore pubblico qual è stato, prima di sventolare i permessi rilasciati, Foschi dovrebbe sapere che un’ordinanza sindacale non può contrapporsi e andare in contrasto con una normativa di legge qual è quella che autorizza la vendita del materiale di cui si parla, anche se atti simili da chi ci ha preceduto non sono stati mai emanati». Cuzzi, poi, annuncia che i controlli dei vigili urbani sulle vendite dei botti sono in corso: «Il rilascio delle concessioni non solo è regolare, ma è monitorato dalla polizia municipale che sta effettuando controlli su tutte le rivendite cittadine».

L’ordinanza, che mira alla sicurezza delle persone e alla tutela degli animali, non è una novità: si ripete dal 2010. «Non è pensabile», dice l’assessore, «di chiedere a chi acquista, dove utilizza il materiale legalmente acquisito, perché potrebbe trattarsi di non residenti o persone di passaggio in città, che non hanno la minima intenzione di esplodere botti su territorio pescarese. O dovremmo fare un’ordinanza anche sulle intenzioni? Infine, non tutti i fuochi sono vietati, perché non tutti i fuochi producono rumore, anzi, le tipologie previste sono regolari e rispecchiano le normative nazionali in merito, perché ci sta a cuore la salute e l’incolumità dei cittadini, quella degli animali, ma ci rendiamo conto che chi esercita questo tipo di vendita rispettando le regole lo fa di professione e fa parte di un settore economico che deve sostenersi». Cuzzi lancia l’appello: «L’invito a usare il buonsenso al posto dei petardi resta, anzi, lo rilancio e chiedo a Foschi di venire a godere stasera a piazza Salotto entro la mezzanotte della vista degli unici fuochi che abbiamo autorizzato in città: quelli che le immagini del videomapping proietteranno con la musica di sottofondo al posto dei botti sulla facciata del Palazzo Arlecchino».

L’ordinanza di Alessandrini è del 19 dicembre: dopo Pescara, si sono accodate Montesilvano, Spoltore, San Giovanni Teatino, Francavilla. Le autorizzazioni per le bancarelle, invece, sono del 15: «Il 15 dicembre, ossia appena 4 giorni prima dell’ordinanza», dice Foschi, «è stata firmata la determina con la quale ben 29 ambulanti sono stati autorizzati a vendere il materiale pirico e fuochi di Capodanno su tutta la città: dalla stazione centrale a via Marconi, da via Leopoldo Muzii a via del Circuito, da via Tirino a via del Santuario. In ogni angolo di Pescara sono ben visibili le tipiche bancarelle, tutte in regola con il pagamento del canone per l’occupazione del suolo pubblico».

Cuzzi ribatte: «Il testo dell’ordinanza parla chiaro tant’è che è stato uno degli apripista in tutta Italia, siamo infatti primi fra gli 850 Comuni che si sono premurati di porre il divieto di esplodere botti nei luoghi pubblici e in quelli di pubblica pertinenza come indicato nell’ordinanza che ricalca in toto quella dello scorso anno, sempre a firma di Alessandrini».

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