Brioni, sessanta esuberi a Penne e Montebello di Bertona

Riduzione degli organici in entrambi gli stabilimenti. Sindacati in agitazione: "Non si possono rottamare i lavoratori"

PENNE. In Brioni si parla nuovamente di esuberi e i sindacati tornano sulle barricate annunciando scioperi e lo stato di agitazione. Dopo una fase di relativa pace seguita al passaggio della griffe pennese nelle mani della multinazionale francese Ppr, oggi Kering, di Francois Henry Pinault, il clima torna a farsi teso e cresce l'incertezza tra i dipendenti per le dichiarazioni dei vertici aziendali in merito all'esistenza di sessanta unità in esubero tra il personale operaio e quello amministrativo cosiddetto indiretto. Nelle due assemblee sindacali che si sono tenute negli stabilimenti di Penne e Montebello di Bertona i lavoratori hanno espresso la loro profonda preoccupazione per la situazione emersa che riporta alla memoria i giorni più bui della storia recente di Brioni quando si aprirono le procedure di mobilità, che in tre anni determinarono l'espulsione di oltre 150 addetti e la chiusura totale dello stabilimento Dimensione donna a Congiunti. Secondo quanto sostengono i sindacati di categoria aderenti a Cgil, Cisl e Uil, l'azienda, mentre riduceva il personale occupato nella produzione, avrebbe continuato «in modo indiscriminato e al di fuori di ogni confronto sindacale», ad assumere personale indiretto, in particolare dirigenti, tanto da stravolgere il rapporto tra i costi di produzione, (ossia tra lavoratori diretti e quelli indiretti) così da avere una riduzione di quasi il 20% dell'incidenza del costo della manodopera ed un aumento del 120% dell'incidenza del costo dei dirigenti. «Questa politica aziendale sbagliata», sostengonoi i segretari provinciali delle tre sigle sindacali Domenico Ronca, Leonardo D'Addazio e Luca Piersante, «la si vuole usare come una clava per liberarsi di una sessantina di unità tra operai e impiegati, che verrebbero trattati con cinismo come strumenti di produzione da rottamare. A tutto questo le organizzazioni sindacali che rappresentiamo non ci stanno e insieme alle Rsu degli stabilimenti di Penne e Montebello dichiariamo lo stato di agitazione ed un pacchetto di ore di sciopero, la cui articolazione sarà decisa volta per volta». I sindacati chiedono al contrario alla dirigenza della Brioni che non vi siano riduzioni di personale e in generale garanzie concrete sul futuro dei siti produttivi abruzzesi di Brioni e Roman Style; un piano di sviluppo che punti a migliorare la qualità mantenendo inalterata l'unicità del prodotto Brioni, prevedendo investimenti mirati a migliorare l'efficienza e la produttività, favorendo nuova occupazione. L'appello che rivolgono ai vertici francesi e all'amministratore delegato Francesco Pesci è quello di avviare subito un confronto e un percorso condiviso evitando che si inneschino ben altre dinamiche che – lasciano intendere i sindacati – avrebbero esiti più gravi. Dall’azienda ribadiscono che la volontà del gruppo è quella di mantenere la produzione in Abruzzo, ma occorre alzare il livello dell'efficienza.

Claudia Ficcaglia

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