«Buchi al Porto turistico? No, ma pesano le tasse»

L’amministrazione del Marina replica alle accuse su presunte anomalie nei conti «L’Imu è raddoppiata e l’imposta rifiuti quadruplicata, ma è tutto sotto controllo»

PESCARA. Sarebbero le tasse troppo pesanti la causa dei conti in rosso del porto turistico. Ieri, una nota dell’amministrazione del Marina di Pescara ha fatto finalmente chiarezza sui conti, dopo i sospetti emersi da un’indagine contabile avanzata dalla Camera di commercio di Chieti, in vista della futura fusione con l’ente camerale di Pescara. Il porto turistico è una società partecipata al 100 per cento dalla Camera di commercio di Pescara ed è per questo che, prima di avviare un processo di fusione, è necessario conoscere bene i conti dei due enti camerali e delle loro società.

In base a questa indagine sarebbero emerse presunte anomalie procedurali e contabili nei bilancio del Marina di Pescara. Anomalie che l’amministrazione della società ha prontamente respinto al mittente, precisando che i bilanci consuntivi del Marina «sono stati approvati con relazione favorevole del collegio sindacale», fa presente la nota dell’azienda.

Non solo, l’amministrazione sottolinea anche che, trattandosi di società partecipata da un ente pubblico, «la verifica ministeriale sul bilancio dell’ente controllante, svolta dal ministero dell’Economia e finanze nel 2012, non ha evidenziato alcun rilievo sul bilancio del Marina di Pescara». Tuttavia, i conti non brillerebbero affatto. Anzi. La nota si limita a dire che «le perdite evidenziate sono quelle effettivamente riportate nei bilanci. Pur tuttavia, queste non conseguono a deficit nella gestione caratteristica, ma sono l’esito di un aumento progressivo di tasse e imposte locali». In questo caso l’amministrazione della società entra nei dettagli. L’imposta relativa ai rifiuti sarebbe passata da 24.000 euro del 2012, ai 90.000 del 2013 e ai 100.000 del 2014. Invece l’Imu, da un importo di 100.000 pagato nel 2011, sarebbe schizzato fino a 195.000 euro nel 2014. Insomma, la prima tassa sarebbe quadruplicata e la seconda raddoppiata in pochi anni. Inoltre, «per quanto riguarda il canone di concessione demaniale», osserva l’amministrazione del Marina, «dopo il raddoppio determinato dalla Legge finanziaria del 2007, oggi incide per 280.000 euro sul bilancio aziendale».

Un altro problema per i conti della società è la difficoltà nella riscossione dei crediti, «che determina inevitabilmente una riduzione della liquidità», seppur in linea con quelle affrontate quotidianamente da tutte le aziende. «Le attività di recupero, in ogni caso», avverte il Marina di Pescara, «sono seguite con attenzione dalla società che, nonostante il momento di particolare crisi del settore della nautica, è fortemente impegnata a mantenere inalterati i livelli occupazionali, la qualità dei servizi e l’indotto generato dalle varie attività presenti all’interno della struttura portuale».

In proposito, l’azienda ha assicurato di non vantare crediti nei confronti di società riconducibili al gruppo Angelini. «L’unico credito vantato dal Marina nei confronti di queste società», rivela l’amministrazione, «è relativo a canoni condominiali non saldati, già portati a perdita». Per quanto riguarda l’aumento di capitale da 1,8 milioni di euro, già deliberato dall’ente camerale, questo «servirà per gli investimenti e non per la copertura di eventuali perdite». Infine, dal loro arbitrale avviato dal Marina, nei confronti della società che gestisce il cantiere, il porto turistico dovrebbe ricevere un rimborso di 1,4 milioni. (a.ben.)

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