Bussi, a rischio la bonifica del sito della ex Montedison. Salta l'incontro col ministro

I 50 milioni potrebbero essere utilizzati solo per le aree limitrofe: annullato a Pescara il vertice con il ministro dell’Ambiente Orlando

BUSSI SUL TIRINO. C’è il rischio che i 50 milioni destinati alla bonifica della ex Montedison di Bussi e delle aree limitrofe vengano utilizzate solo per queste ultime, rendendo di fatto inutilizzabile il sito per un nuovo intervento industriale. Di questo si sarebbe dovuto parlare oggi pomeriggio in prefettura, a Pescara, in un incontro con il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, ma l'incotro è stato annullato per la convocazione di un consiglio dei ministri

A lanciare per primo l’allarme sul rischio del dirottamento dei fondi – peraltro ritenuti da più parti largamente insufficienti per bonificare un’area dove si trova la più grande discarica industriale d’Europa – è stato ieri il sindaco di Bussi Salvatore Lagatta , preoccupato perché le operazioni di bonifica in realtà non partono e se non c'è bonifica non potrà esserci reindustrializzazione e rilancio lavorativo ed occupazionale. Preoccupazioni confermate dal presidente della Provincia Guerino Testa, che invita il presidente della Regione Gianni Chiodi e i parlamentari abruzzesi ad intervenire sulla questione facendo in modo che la bonifica sia eseguita conformemente al quanto previsto nel decreto 225/2010, che impone il risanamento sia del sito industriale che delle aree limitrofe e non come è rimbalzato fino ad oggi che – come afferma Testa – «la bonifica interesserà solo i siti limitrofi e ciò vuol dire che saranno lasciate inascoltate le esigenze della comunità e che nell'area del sito industriale non ci saranno più possibilità di nuovi insediamenti, nonostante ci siano già degli imprenditori interessati, come dimostrano le istanze pervenute al Comune di Bussi a seguito di un avviso pubblico. Non è questo che meritano gli abruzzesi».

Non è pensabile neanche la situazione opposta, che si risani solo il sito industriale di proprietà della Solvay destinato a nuove occupazioni, tralasciando le aree circostanti che poi sono le più inquintate e pericolose. Del resto ancora non si conoscono gli effetti prodotti dagli interventi finora realizzati sulla megadiscarica di Tremonti dal commissario Adriano Goio, prima con il “cupping” – il telo con il quale si è coperta l'area della discarica per impedire filtrazioni delle acque metoeriche e il trascinamento di inquinanti negli stati sottostanti – poi con i diaframmi metallici lungo la sponda sinistra del fiume Pescara per isolarlo dal sito inquinato ed affrancarlo dai contatti superficiali con il terreno contaminato. In ogni caso è l'ambiente nella sua complessità che dovrà essere "ripulito" per consentire l'accesso di nuovi imprenditori, visto che la Solvay porta avanti il piano di smantellamento delle attività produttive.

Ci potranno anche essere investitori in campo alimentare, ad esempio, per i quali la condizione di territorio non bonificato potrebbe essere oltremodo penalizzante. Il sindaco Lagatta dunque ha sicuramente buoni motivi per volere da Orlando rassicurazioni che quei 50 milioni, siano impiegati effettivamente per la bonifica integrale, ammesso che poi siano sufficienti, e in tempi ragionevoli per consentire a chi sarà interessato di potersi insediare senza ulteriori ostacoli. Resta da sciogliere il nodo della modalità di intervento di bonifica ed i tempi di attuazione che potrebbero essere molto lunghi.

Walter Teti

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