Bussi, il processo: "Guarracino non sapeva della discarica inquinata"

Parla la difesa del direttore dello stabilimento Montedison. Cambia il calendario delle udienze: repliche e controrepliche l’11 e 12 dicembre, sentenza forse il 19

CHIETI. Non solo non era al corrente dell’inquinamento della discarica, ma insieme alla sua famiglia dormiva negli alloggi destinati ai funzionari.

Al processo in Corte d’Assise a Chieti, che conta 19 imputati, è la giornata della difesa di Luigi Guarracino, direttore dello stabilimento Montedison-Ausimont di Bussi dal 1997 al 2002, per il quale l’accusa, rappresentata dai pm Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini, ha chiesto 12 anni di reclusione.

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Guarracino, attraverso il suo legale, ha sottolineato come nel 2001 approntò il piano di caratterizzazione, che la procura ritiene falso, indicando che erano stati superati dei limiti di sicurezza. Fu lo stesso direttore, allora, ha sottolineato la difesa, a richiedere «interventi urgenti» e a scrivere al sindaco di Bussi, competente in materia, affinché convocasse la conferenza di servizi per affrontare l’emergenza inquinamento.

«La difesa di Guarracino è la difesa degli atti: gli atti denunciavano una situazione di inquinamento e adesso si vede che effettivamente dallo stabilimento, e questo è un dato fondamentale, non veniva fuori l'inquinamento. Il problema di questo processo è il problema della megadiscarica Tremonti», ha detto l'avvocato Leonardo Cammarata a Chieti in una pausa del processo in Corte d'Assise per le cosiddette discariche dei veleni scoperte nel 2007 a Bussi sul sul Tirino. Nove sono gli imputati accusati di disastro ambientale e avvelenamento delle acque.

«Il problema non riguarda Guarracino, ma un'attività degli anni Settanta di cui nulla si sapeva perché faceva parte di una porzione di terreno che non era più di Ausimont, era particella che apparteneva a un'altra società» ha aggiunto Cammarata, «Guarracino non sapeva della discarica, ma secondo il pm dal 1972 non lo sapeva più nessuno. Non è che ci sono negli atti prove che dicono che sapesse. Il problema della mega discarica è un problema serio, non sto minimizzando, il problema ambientale ha un impatto grosso, però va risolto non con i processi penali».

Il processo si avvia verso il traguardo a grandi falcate. Per i prossimi due venerdì, sono fissate le ultime difese dei 19 imputati, per 18 dei quali la procura ha chiesto la condanna complessiva a 180 anni di reclusione, con lo sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato, scelta che impedisce che il processo, diretto dal presidente Camillo Romandini, si svolga a porte aperte.

Cambiato il calendario delle udienze: repliche e controrepliche l’11 e 12 dicembre. La sentenza potrebbe essere pronunciata già la sera del 12 dicembre, ma molto dipenderà da quanto dureranno le controrepliche delle difese. E’ possibile infatti che la Corte, nel caso in cui gli interventi dei legali degli imputati impegnino tutta la giornata, disponga un rinvio al 19 dicembre.

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