l'inchiesta dirty soccer

Calcioscommesse, ecco le intercettazioni «All’Aquila comando io: faccio venire i massoni»

Di Nicola e Galigani al telefono: «Lotito è un ricattatore e Galliani un paraculo». E Gizzi paga per far giocare suo figlio, tesserato con il Savona, contro i rossoblù. Fissata l'udienza di convalida

L’AQUILA. Appena un mese fa dichiarava: «Noi mai coinvolti nel calcio scommesse». E invece Ercole Di Nicola giocava sporco da tempo ed era diventato una pedina chiave della gang come le intercettazioni nell’inchiesta Dirty soccer hanno appurato, trascinando L’Aquila calcio nel fango. In tutta Italia cinquanta gli arresti, settanta gli indagati nell'inchiesta della Dda di Catanzaro sulle partite combinate in Lega Pro e in serie D portata avanti insieme alla Guardia di Finanza. In primo piano anche l'Abruzzo e, in particolare, Di Nicola. Un ruolo, quello avuto dal ds dell'Aquila calcio, che si rifletteva nel comportamento spregiudicato per il quale sembrava essere al di sopra delle leggi. Si sentiva un padreterno: comprava partite per far vincere L’Aquila e se le rivendeva agli scommettitori anticipando loro il risultato. E si era intromesso anche per truccare la gara di serie B Livorno-Brescia. Quattro le gare incriminate vinte dai rossoblù: Santarcangelo-L’Aquila (0-1), L’Aquila-Savona (1-0), L’Aquila Tuttocuoio (1-0), L’Aquila-Santarcangelo (2-1).

leggi anche: Calcioscommesse, fermato il ds dell'Aquila calcio Ercole Di Nicola, direttore sportivo rossoblù, è coinvolto nella maxi operazione che vede perquisizioni e fermi tra presidenti, allenatori, manager, calciatori, imprenditori italiani ed esteri ed anche "magazzinieri" delle società calcistiche della serie D e della Lega pro (ex serie C). Tra i fermati anche Vincenzo Nucifora, ex direttore sportivo di Pescara e Chieti, Gianni Califano (ex Giulianova), Marco Guidone (ex Chieti). Indagato il pescarese Armando Ortoli, attuale ds del Catanzaro. Non andò a buon fine invece il tentativo fatto su Pescara-Sassuolo in Coppa Italia

I MASSONI. Al telefono diceva di tutto e di più. Strano che un personaggio smaliziato come lui non pensasse di essere intercettato. Cita anche la massoneria. «Ma tu lo sai che quando devo far i poteri forti, li faccio arrivare, no? famosi massoni amici tuoi», dice parlando a un’interlocutrice della società, estranea all’inchiesta.

LOTITO RICATTATORE. E si parla anche di Lotito, presidente della Lazio, in una conversazione tra lui e Vittorio Galigani. «Lotito ha rotto i c... il motivo del dissidio è Lotito, non è Macalli e Tavecchio che sono due rincoglioniti in mano a Lotito che li ricatta». Lotito non è l’unico argomento della telefonata. I due parlano anche di Adriano Galliani e di Infront, società leader in Italia per i diritti sportivi. «Dimmi una cosa», chiede Di Nicola, «Lotito è proprietario di Lazio, Salernitana, Bari e Brescia?». «Lui, adesso», dice Galigani,«con Infront insieme a Galliani, che è un paraculo, hanno preso anche in Brescia, Infront è Galliani».

ONNIPOTENZA. Vantava presunte conoscenze in alto grazie alle quali avrebbe evitato una anche squalifica. «Ora mi ha chiamato il vicepresidente della Lega, Rizzo, e ho parlato con lui direttamente», si legge in un’intercettazione. Poi aggiunge: «Hai visto che non mi hanno squalificato, uno che fa una cosa del genere dovrebbe essere squalificato, come mai nessuno mi ha toccato?». Una spavalderia senza fine: «Ma... hai visto chi comanda all’Aquila , società presidente, stadio?» E riceve soddisfazione dall’interlocutore: «Ho visto sì! Se no... con il c.... che mi comportavo così con te!»

GIZZI PAGA. Si scopre anche che l’ex presidente dell’Aquila calcio Elio Gizzi avrebbe pagato 5mila euro a Di Nicola in modo che questi intercedesse per far giocare suo figlio, tesserato con il Savona, nella gara sospetta con L’Aquila. «Ma Gizzi perché non lo hai fatto entrare», chiede Di Nicola all’allenatore del Savona dopo che il giovane era rimasto in panchina. «Ci è rimasto male il padre», conclude ridendo Di Nicola.

COMBINE MILIONARIA. Sempre dalle intercettazioni il coindagato Nerjaku si rammarica di dover rinunciare a un affare in ballo con Di Nicola asserendo di essere in grado di mobilitare soggetti capaci di investire un milione di dollari.

ZINGARO DI MORRO D’ORO. Un incontro si tenne all’Aquila tra l’avvocato Vincenzo Nucifora e il dirigente rossoblù. E spunta anche il suo nome di battaglia del dirigente dell’Aquila che voleva sistemare Nucifora al Cosenza in modo da allargare il suo giro d’azione. «Dobbiamo cominciare a ramificare tutto», dice Di Nicola. «Faccio salotto con mister Costantino», risponde Nucifora al dirigente sportivo rossoblù, «e gli ho detto lo zingaro di Morro d’Oro, lo conosci? Il suo nome di battaglia è lo zingaro di Morro d’Oro». Nucifora gli parla dei problemi che incontra nella sua società, la Torres. I consigli di Di Nicola sono l’esemplificazione del suo credo: «Io faccio i c... miei e basta, non devi avere scrupoli. Devi resistere, devi resistere, falli litigare come qua da me».

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«DEVE VINCERE». Le intercettazioni chiariscono i modi spicci del team manager rossoblù nelle combine. «La squadra deve vincere», dice parlando dell’Aquila-Santarcangelo e poneva la sua condizione: che i complici, nel caso specifico degli stranieri, avessero denaro sufficiente per comprare le gara da lui truccate e scommettere. «Loro sono corazzati? dietro ce l’hanno i soldi? Loro portano i soldi dietro?». «Io ho quattro cinque situazioni nella giornata di oggi però voglio capire quanto loro portano dietro». Poi un’affermazione che esalta la sua intransigenza anche di fronte a interlocutori poco raccomandabili. «Io ho sempre garantito, l’altra volta abbiamo sempre fatto le cose...», alludendo alle partite Pisa-Torres e Juve Stabia-Lupa Roma. Molti i colloqui con Massimo De Santis ex arbitro coinvolto in Calciopoli e dirigente rossoblù.

FISSATA L'UDIENZA DAL GIP. Fissata per domani, giovedì 21 maggio alle ore 14, nel carcere di Venezia, dove è detenuto, l'udienza di convalida dell'arresto per il direttore sportivo dell'Aquila calcio, Ercole Di Nicola, coinvolto nella nuova bufera giudiziaria sul calcioscommesse. Nell'ambito della stessa udienza ci sarà l'interrogatorio di garanzia per il ds sospeso dalla società rossoblù. Entrambe le fasi saranno effettuate in rogatoria visto che l'inchiesta è della Procura di Catanzaro. Di Nicola incontrerà domattina il suo legale di fiducia, l'avvocato Libera D'Amelio, del foro di Teramo, arrivata in serata a Venezia. «Staremo insieme tutta la giornata per parlare, studiare e decidere - spiega il legale -. Se conosco un pò il mio assistito, del quale sono molto amica, sarà un fiume in piena. Ma decideremo per il meglio domani». D'Amelio non ha sentito Di Nicola ma dagli uffici del carcere ha saputo che ha ricevuto il telegramma di vicinanza da parte della famiglia e che vuole appunto parlare con il suo legale «anche per avere un contatto umano». Oggi l'avvocato teramano non si sbilancia nel merito delle pesanti accuse «non avendo ancora avuto le carte».

LA SOCIETA' SI AFFIDA A TORTORELLA. L'Aquila Calcio sarà difesa dall'avvocato di origini abruzzesi Flavia Tortorella nel processo che la giustizia sportiva incardinerà dopo la nuova inchiesta sul calcioscommesse della procura di Catanzaro che ha portato all'arresto, tra gli altri, dell'ormai ex responsabile dell'area tecnica rossoblù Ercole Di Nicola. Tortorella, di Chieti, si è occupata in carriera anche del processo Calciopoli. La società rossoblù rischierebbe molto, dipende dall'accusa che le pioverà addosso: stando a fonti vicine agli ambienti della giustizia sportiva, se sarà accusata di responsabilità oggettiva, quindi illecito sportivo, scatterà una penalizzazione di 3 punti per ogni partita dell'Aquila Calcio finita sotto inchiesta - fino ad oggi quattro match - e quindi 12 punti di penalizzazione da scontare nella prossima stagione restando in Lega Pro; se sarà invece per responsabilità diretta, vorrà dire sarà retrocessione in Serie D con penalizzazione, il che, tradotto, significa che Di Nicola, da «semplice» tesserato, sarà considerato a tutti gli effetti un factotum della società - nonostante non abbia mai avuto alcun potere speciale come ad esempio quello di firma per gli accordi con i procuratori sportivi, come provato nella dichiarazione di ruoli e responsabilità che la società ha comunicato alla Lega a inizio stagione - il che sarà un'aggravante decisiva per la società del presidente, Corrado Chiodi il quale, insieme al vice Massimo Mancini, difende l'operato della società. «Non è possibile pensare di controllare 24 ore su 24 persone che poi si scopre si comportano in un certo modo per un ritorno personale, cosa che esula dal lavoro regolare per una società di calcio», spiega Chiodi.  Per Mancini, «L'Aquila Calcio non permetterà di far distruggere ciò che è stato conquistato in anni di fatica e onestà. Siamo qui ancora più forti e decisi di prima per tutelare un patrimonio sportivo della città e per difendere chi come la tifoseria rossoblù si sente tradita ed è arrabbiata per ciò che sta accadendo».

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