Calice di Ito, venti prelieviper svelare il cedimento

Prelevate piccole schegge a forma di carota necesarie al perito incaricato dalla procura per valutare l'esatta composizione chimica della struttura

PESCARA. Tecnici a lavoro, ieri mattina in piazza Salotto, per gli ultimi prelievi sul calice di Toyo Ito, tesi ad accertare il perché del cedimento. Venti campioni - piccole schegge a forma di carota - eseguiti sui quattro lati e sulla parte superiore dell'opera e necesari al perito, l'architetto Domenico Lucarelli incaricato dalla procura per valutare l'esatta composizione chimica della struttura realizzata dalla Clax Italia su progetto del maestro Ito. Un piccolo drappello di tecnici e anche di curiosi, di cittadini, che credevano che l'opera sarebbe stata rimossa e già pronti per mettersi in posa per una foto ricordo.

Le perizie di ieri mattina, sotto la supervisione anche del vicesindaco e assessore al Turismo Berardino Fiorilli sono così le ultime perizie che dovrebbero svelare l'arcano, il perché il calice arrivato in pompa magna in una piazza vestita a festa il 14 dicembre 2008 sia imploso nel gelo 64 giorni dopo, con un improvviso cedimento nel corpo rosso-trasparente della scultura. Oggi l'opera, anche alla vista, si presenta fortemente danneggiata con numerose crepe e ferite che la percorrono.

L'intervento della mattinata è durato quattro ore e servirà per valutare l'esatta composizione chimica della struttura realizzata dall'impresa: i campioni prelevati saranno ora analizzati dagli esperti dell'università di Chimica di Salerno, tra i migliori in Italia, che entro fine luglio invieranno al perito i risultati delle analisi. «A quel punto», ha aggiunto Fiorilli, «dovrebbero chiudersi anche le prove peritali e le indagini sul manufatto, consentendo di liberare la struttura sul cui futuro deciderà la nostra amministrazione comunale».

«Ormai», ha proseguito Fiorilli, «siamo alla battute finali di una lunga vicenda iniziata ormai un anno e mezzo fa con l'improvvisa rottura del calice a forma di parallelepipedo, l'opera costata 1 milione e 100 mila euro». Decine di incontri, colloqui e lettere tra il Comune, l'architetto giapponese, autore del progetto, e la Clax Italia, che ha realizzato materialmente la struttura in polimetilmetacrilato nei propri stabilimenti di Pomezia Terme, non hanno consentito di individuare ancora le cause della frattura che dal febbraio 2009 costringe a tenere in piazza un'opera costretta in una gabbia d'acciaio proprio per impedire che vada in frantumi.

In questa vicenda, l'amministrazione si è anche rivolta al tribunale per individuare le cause del flop e ottenere un'eventuale risarcimento per l'immagine della città. Tuttavia fino a quando non saranno concluse tutte le fasi peritali, iniziate lo scorso autunno e tese all'accertamento della struttura progettuale, l'amministrazione non potrà prendere nessuna decisione sul futuro del calice di piazza Salotto. Alle operazioni, accanto agli esperti dell'università di Salerno - una delle quattro in Italia che effettua interventi del genere - hanno partecipato anche i legali della Clax.

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