Cantagallo: "Pressioni da Zupo per assumere la moglie"

Processo Ciclone, l'ex sindaco del Pd parla in aula per la prima volta: da 5 anni pago i danni di un errore personale

PESCARA. «Ho commesso un grave errore nell'ottobre del 2004 e ne pago ancora le conseguenze. Un errore per me, per la mia famiglia e per Montesilvano: in quel periodo, ho cominciato una relazione extraconiugale con la moglie dell'allora capo della squadra mobile Nicola Zupo». Ieri, l'ex sindaco di Montesilvano Enzo Cantagallo ha parlato al processo Ciclone: un monologo di 43 minuti per chiedere «scusa» e dire che Zupo non poteva guidare le indagini sul presunto malaffare in Comune.

Dopo una pausa di due mesi, il processo Ciclone, 32 imputati e sette società coinvolte, si è riaperto con il botto: alle 12,27 Cantagallo - imputato per associazione per delinquere e corruzione - ha chiesto per la prima volta di rilasciare una dichiarazione spontanea e ha parlato di «pressioni» per la nomina della moglie di Zupo a comandante dei vigili urbani di Montesilvano e di «regali» ricevuti: «Un Rolex e un Patek Philippe da 11 mila euro», ha detto. Ecco il suo intervento che, per squadra mobile e procura, non ha rilevanza né riscontri.

INTERCETTAZIONE.
«Un anno fa», ha esordito Cantagallo, «il sostituto commissario della squadra mobile Giancarlo Pavone incontrando l'avvocato e imputato Lamberto Di Pentina al terzo piano della procura disse che il nervo scoperto di questa indagine era Zupo e disse che conoscevano questa storia per il pettegolezzo ed ebbero la certezza il 17 giugno 2006».

«Smentisco questa ricostruzione, non parlo con gli imputati delle indagini», la replica decisa di Pavone al Centro. «Quel 17 giugno», ha detto l'ex sindaco, «ci fu l'inaugurazione della guardia medica e, tra le autorità presenti, in tanti mi fecero notare l'assenza di Marsiglia: io diedi risposte di circostanza ma conoscevo bene il motivo della sua assenza e cioè, il 12 giugno, lei compie gli anni e io ero dovuto partire per Barcellona per una riunione con gli architetti dello studio Miralles-Tagliabue. Dopo la cerimonia, le telefonai e le dissi che non doveva confondere il rapporto personale con quello professionale. Ma questa intercettazione», per Cantagallo, «non c'è: la traccia esiste ma senza audio».

Per il pm Gennaro Varone, un episodio così può accadere e il computer che custodisce le conversazioni intercettate non si può manomettere.

«LE PRESSIONI».
Poi, Cantagallo ha parlato di «pressioni» per la scelta del comandante della polizia municipale: «Nel 2004, l'allora sindaco Renzo Gallerati venne in una delle ultime sedute di giunta del suo mandato e propose di conferire l'incarico di comandante della polizia municipale ad Antonella Marsiglia al posto di Sergio Agostinone che andava in pensione. All'epoca non conoscevo Marsiglia e non condividevo la scelta visto che, di lì a poco, sarei diventato io il sindaco: mi ero sempre opposto a dirigenti di ruolo per creare una struttura di persone di fiducia. Il mattino successivo, però, fui aspettato fuori dal Comune da una persona che mi si presentò come il comandante della squadra mobile Nicola Zupo e mi chiese perché io ero contrario alla nomina della moglie: lui mi disse che aveva una situazione familiare difficile e che, senza l'incarico, la moglie sarebbe tornata a Vigevano. Dissi che ero dispiaciuto ma che i presupposti del mio diniego non sarebbero cambiati: era la fine di maggio 2004 e io facevo l'assessore ai Lavori pubblici. Dopo un'ora e mezza o due», ha proseguito l'ex sindaco, «nel mio ufficio del Comune, fui raggiunto dall'ispettore della Mobile Salvatore Colangelo accompagnato da mio suocero Giustino Fanti e Colangelo mi disse che avrei fatto bene a rivedere la mia posizione. Poi, fu il questore dell'epoca Dante Consiglio a tornare in Comune, da Gallerati, per parlarne. Quando sono stato eletto sindaco, 13 giugno 2004, avevo pressioni anche da consiglieri per Marsiglia e dal primo luglio la nominai». Lo sfogo di Cantagallo, davanti al figlio maggiore, è proseguito così: «A ottobre ho commesso un grave errore di cui da cinque anni pago le conseguenze, un errore personale e morale che non ha collegamento con le indagini: c'è stata una relazione extraconiugale tra me e la dottoressa, una relazione che per la dottoressa era molto seria».

Per la procura, però, dalle intercettazioni non emerge nessuna relazione particolare tra Cantagallo e Marsiglia: un ordinario rapporto di lavoro, secondo il pm Varone.

«GLI OROLOGI».
«Alla vigilia di Natale 2004», ha detto Cantagallo, «venne a farmi gli auguri e mi portò un pacchetto che lasciò sul tavolo: con me c'erano Ugo Crisi e Di Pentima, aprii e dentro c'era un Rolex, un orologio che, regalatomi dalla dottoressa, successivamente mi è stato sequestrato dalla squadra mobile come fonte di corruzione. Dopo, la dottoressa si consigliò con l'avvocato Di Pentima e decise di regalarmi un orologio ancora più importante del Rolex: la dottoressa andò in banca, prese 11 mila euro e li diede a Di Pentima che conserva ancora un foglio con su scritto il taglio delle banconote. Questo orologio, un Patek Philippe, non mi è stato sequestrato perché, nella perquisizione, non l'hanno trovato».

«LACRIME».
Cantagallo ha rivelato un episodio: «Nel 2005 scattò un'indagine per un bambino dimenticato su uno scuolabus durante la colonia estiva e fu interrogata una ragazza che faceva l'accompagnatrice. Davanti a Zupo scoppiò a piangere e disse "piuttosto si preoccupi della situazione di sua moglie" e fu cacciata. Il giorno dopo me lo raccontò Marsiglia. Io ero terrorizzato e decisi di parlare con il questore, con il prefetto (Giuliano Lalli, ndr) e il procuratore Nicola Trifuoggi. Poi il 15 novembre fui arrestato».

«VERGOGNA».
Giancarlo Castorani, vigile urbano di Montesilvano, ha commentato così: «Non posso assistere in silenzio alla vergognosa opera di smantellamento della dignità di una donna senza sentire il bisogno di chiederle pubblicamente scusa a nome di tutta la categoria "uomini". Vorrei che ricordasse che davvero non siamo tutti uguali».

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