Casa rinnovata per i Cascella

Il museo di Pescara valorizza i tesori della famiglia di artisti

Una serie di microinterventi di ristrutturazione interna per facilitare i percorsi e la fruizione delle opere permette al museo civico Basilio Cascella di Pescara (viale Marconi 45, info 085 4283515) di presentarsi ai visitatori con un look rinnovato, pensato per valorizzare uno dei maggiori giacimenti di arte moderna della regione. Il catalogo dell’esposizione, confezionato da Anna Rita Severini, Lucio Rosato e Gianluca Conte, propone una lettura sintetica della storia di una grande dinastia di artisti abruzzesi e offre un minuzioso inventario del patrimonio museale. «Quando si varca la soglia di questo museo», spiega Adelchi De Collibus, assessore alla Cultura di Pescara, «e ci si trova di fronte a una così varia e pregevole raccolta di opere, si riesce forse a percepire la densità di esperienze artistiche che essa esprime e ad apprezzarne il valore in modo immediato e quasi istintivo».

La storia del Basilio Cascella è infatti legata a filo doppio al territorio e alla città. Nel 1968, su iniziativa di Tommaso Cascella, il laboratorio e molte delle opere in esso contenute furono donati al Comune. Il museo civico, istituito nel 1975, conserva attualmente 550 opere della dinastia Cascella, la cui vicenda copre l’arco di oltre un secolo. Basilio, (Pescara 1860 - Roma 1950), fu essenzialmente un autodidatta. Nell’ultimo scorcio dell’Ottocento ebbe come riferimenti pittorici la scuola verista napoletana, i fratelli Palizzi e Francesco Paolo Michetti. La grande tela intitolata «Il bagno della pastora» chiarisce come nella sua ispirazione il disegno della figura umana fosse soverchiato da una fisicità istintiva e ferina. Un secondo settore di attività nel quale Basilio raggiunse risultati di eccezionale interesse artistico, è la ceramica, di cui il museo pescarese raccoglie una significativa esposizione. Basilio si dedicò intensamente all’arte ceramica dalla fine degli anni ’10 del Novecento, quando si trasferì con la famiglia a Rapino. La grande anfora intitolata «Allegoria dell’amore», conserva una felice memoria di atmosfere e delicatezze parnassiane. Anche la litografia, la fotografia, l’editoria d’arte con il varo di due testate, L’illustrazione abruzzese e La grande illustrazione, destinate a fare scuola furono settori in cui il genio del capostipite della dinastia dei Cascella ebbe modo di brillare fino alla metà del Novecento.

Il primogenito, Tommaso (Ortona 1890 - Pescara 1968), proseguì sul solco impresso dall’opera paterna, disciogliendo la fedeltà veristica al paesaggio abruzzese e ai luoghi dell’infanzia nei modi di una sensibilità impressionata dalla magia del colore e del sogno. Michele (Ortona 1892 - Milano 1989), fu presente alla Biennale di Venezia dal 1928 al 1942, nel secondo dopoguerra soggiornò a lungo in California, guardò a un orizzonte cosmopolita e fu influenzato dalle correnti espressive della grande arte contemporanea, i particolare il surrealismo, di cui recano testimonianze e riscontri le grandi tele di soggetto newyorkese conservate nel museo di Pescara. Gioacchino (Pescara 1903 - Rapino 1982), il più piccolo dei tre figli di Basilio, scelse invece per sé una visuale ridotta, uno scorcio infinitesimale da cui osservare il mondo, il paese di Rapino, che elesse a soggetto privilegiato della sua arte ceramica. La terza generazione dei Cascella, Pietro (Pescara 1921) e Andrea (Pescara 1919 - Milano 1990), figli di Tommaso, muovono dal disegno per approdare alle arti plastiche, prima alla ceramica poi alla scultura su pietra e marmo. Proseguono la dinastia Tommaso jr. (Roma 1951), Jacopo (Fivizzano, Massa Carrara, 1972), Matteo Basilé, (Roma 1974), e Davide Sebastian, secondogenito di Tommaso jr., nato nel 1981.