Case murate, la guerra delle cifre

Il consigliere Pignoli: sono 267, ecco l'elenco. L'Ater: sono solo 27

PESCARA. «Fluttuante», «situazione mai statica», «ampia casistica», «procedure esecutive in corso», «case da ripulire», «case da cui sfrattare», «conteggi sballati», «censimento», «finanziamenti da trovare». La casa, il sogno da realizzare, attira vaghezza e imprecisione. Accade che l'Ater, il Comune, un consigliere comunale e un cittadino in attesa di un alloggio, parlino una lingua simile ma diventino protagonisti, ognuno con una propria versione che cozza con l'altra, dell'indeterminatezza che circonda il bene che dovrebbe essere sostenuto da solide certezze. «Io, Pignoli mi batto per gli alloggi popolari».

A mettere un'insidia nella catena dei controlli e delle verifiche sulle case popolari è Massimiliano Pignoli, il consigliere comunale della Lista Teodoro, che ha alzato il polverone sulle case Ater murate, quelle le cui porte sono chiuse da mattoni, oltre le quali c'è un appartamento che potrebbe essere assegnato a chi ne ha bisogno, a una casella delle mille che sono in attesa. «Sono 31 case in via Caduti per Servizio e 63 a Villa del Fuoco», continua a ripetere. «E sono disposto ad accompagnare personalmente l'Ater a vedere le case».

Spalla di Pignoli, è un cittadino, Emanuele Di Vittorio, 35 anni, di Pescara, che dorme in una macchina posteggiata a Vicoli e che, anche ieri, ha continuato ad andare a caccia di case murate, girando con una bicicletta e un telefonino: «Lo faccio per me, perché aspetto una casa da 8 anni; lo faccio per gli altri, per chi ha famiglia e bambini come me».

Numeri enormi, quelli scovati, sgonfiati da Giuseppina Di Tella, il direttore dell'Ater: «Beh, non avevo mai sentito che un cittadino andasse in giro a contare case». Da un archivio cartaceo, Di Tella tira fuori, contandoli uno a uno, i dati Ater. «Le case murate sono 27: una in via Strada vecchia della Madonna, una in via Basento, due in via Tavo, una in via Salara Vecchia, una in via Aldo Moro, 2 in via Rigopiano e 9 in via Caduti per Servizio». Complessivamente, 27 case murate, cioè le abitazioni popolari in cui «la chiave è stata riconsegnata. Case che tornano nella disponbilità dell'Ater che le mura per evitare occupazioni abusive».

Ma la procedura di assegnazione non è immediata: perché le case vengono riconsegnate in condizioni pessime, perché sono libere da persone ma non da mobilio e perché occorre metterle in ordine. Così, in quella fetta, dice Di Tella, «12 case necessitano di una manutenzione di piccola entità e potranno essere assegnate; 9 sono state lasciate in condizioni pietose e necessitano 25-30 mila euro ciascuna, una cifra enorme per noi, e le altre devono essere liberate dai mobili. Cioè, fare un trasloco, metterli in un magazzino e pagare delle persone per farlo». Così, se per le prime i tempi di consegna potrebbero essere vicini, per altre sono lontani soprattutto perché l'Ater non ha grandi disponibilità e, in questi giorni, ha chiesto un finanziamento alla Regione di 600 mila euro.

Ieri pomeriggio, 5 dipendenti dell'azienda, hanno battutto via Caduti per Servizio per contare, in via straordinaria, le case murate e verificare la cifra di Pignoli. «Ne hanno contate sette», precisa il direttore Ater in serata, «perché la porta di una casa è stata sfondata e un'altra è stata occupata abusivamente. Ecco, purtroppo la situazione delle case popolari è mutevole, non è mai statica: noi sapevamo di 9 case murate e, in un pomeriggio, sono scese a 7».

L'assessore all'Edilizia residenziale Isabella Del Trecco ha avviato un censimento, anche per conto dell'Ater, con l'obiettivo di avere una «conoscenza completa della situazione delle case popolari Ater e comunali». E come si fa il censimento? «Non è semplice, perché la casistica è ampia», dice l'assessore. «Ci sono case occupate da abusivi, case in cui bisogna verificare i decessi, situazioni in cui gli abitanti potrebbero essere titolari di altri immobili». E così un geometra va nelle case, bussa, si fa dare i documenti con l'obiettivo, come spera l'assessore, «di avere un quadro reale delle case popolari».

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