Case popolari, 565 in lista d'attesa

L'Ater: "Non ci sono i soldi nemmeno per la manutenzione degli alloggi"

PESCARA. Mancanza di fondi per l'edilizia residenziale, patrimonio abitativo che cade a pezzi e tempi di consegna dei nuovi appartamenti ancora da definire. Le 565 persone in attesa delle case popolari sono lo specchio del dramma alloggi.

C'è un circolo vizioso tra la domanda delle 565 famiglie iscritte alle liste di attesa del Comune, alla disperata ricerca di una casa popolare, e l'offerta dell'Ater, l'Azienda territoriale che si occupa di edilizia residenziale. Una parte dei progetti messi in cantiere dal Comune risulta ferma, mentre quelli che procedono a ritmo spedito non saranno ultimati prima della fine del 2012.

Tra un anno e mezzo, infatti, è previsto il completamento di un edificio in via Dei Pretuzi, a Porta Nuova. La palazzina, con i suoi 45 appartamenti, porterà una boccata d'ossigeno all'emergenza abitativa che regna in città. Sulla carta resistono un vecchio accordo di programma che dovrà portare all'ultimazione di 12 alloggi in via Pepe (8 destinati al Comune e 4 all'Ater) e due nuove palazzine ai Colli, in via Del Santuario. Completamente in stato di abbandono, invece, i due edifici gemelli che sorgono tra via Tavo e via Tronto. I 64 appartamenti che dovevano essere inaugurati a settembre non sono mai stati completati e risultano bloccati a causa di un contenzioso con la ditta appaltante.

Non va meglio per le condizioni dei 3.300 appartamenti che fanno parte del patrimonio immobiliare gestito dall'Ater. Soffitti che crollano a pezzi, infiltrazioni d'acqua e insetti che stagnano tra le erbacce rappresentano lo spaccato quotidiano con cui gli inquilini sono costretti a fare i conti. Le entrate dell'ente pubblico ruotano intorno ai canoni di locazione: quei 14,07 euro al mese che versano 1.144 utenti a reddito zero divisi tra Pescara e provincia.

«I nostri guadagni», precisa la direttrice dell'Ater Giuseppina Di Tella, «derivano esclusivamente dagli affitti. Si tratta di cifre talmente basse che non ci consentono neppure di gestire la manutenzione ordinaria. Da tempo siamo costretti a effettuare esclusivamente lavori di urgenza e necessità». Complessivamente, gli assegnatari delle 3.300 case popolari pescaresi pagano in media una somma mensile che tocca i 48 euro: si va dai 14 euro degli utenti di prima fascia ai 78 euro di coloro che appartengono all'ultima fascia. «Siamo ben al di sotto della media nazionale», aggiunge Di Tella, «da noi vengono di continuo persone per chiedere una casa, ma non possiamo soddisfare le richieste. L'unica soluzione sarebbe quella di ritoccare verso l'alto i canoni».

Il termometro del disagio abitativo si riflette anche negli ultimi dati sugli sfratti per morosità elaborati dall'Adiconsum, l'associazione in difesa dei consumatori. Nel 2010, nella sola città di Pescara, ci sono state 1.260 richieste di esecuzione con un aumento del 18,76 per cento rispetto al 2009. «Negli ultimi vent'anni non si sono costruite nuove case», rimarca Maurizio Acerbo, consigliere di Rifondazione, «la tendenza non è stata invertita: negli indirizzi del piano particolareggiato 2 è stata disposta la riduzione della quota destinata all'edilizia sociale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA