i controlli

Case popolari ai falsi poveri, spuntano 75 casi a Pescara

Hanno dichiarato redditi da fame per pagare affitti in media di 40 euro mensili. Ora verrà applicato il canone massimo di 300 euro a partire dall’anno scorso

PESCARA. Nelle case popolari del Comune ci sono 75 famiglie che hanno dichiarato redditi molto bassi per poter pagare affitti irrisori. Ma ora arriverà per loro una stangata, con canoni maggiorati addirittura del 650 per cento. Altri tre inquilini, invece, rischiano persino lo sfratto, se il loro reddito dovesse mantenersi per tre anni al di sopra dei limiti per avere diritto a una casa popolare. Sono questi i risultati degli accertamenti avviati dal servizio Politiche della casa fin da luglio scorso.

Controllati tutti gli inquilini. I tecnici dell’ente hanno effettuato un lavoro da certosini per chiarire le posizioni dei singoli inquilini. È cominciato tutto nel mese di luglio scorso, quando il servizio Politiche della casa ha provveduto ad inviare a 674 assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica, di proprietà comunale, delle lettere per invitarli a presentare denunce dei redditi e documenti per verificare se abbiano ancora diritto all’applicazione del canone sociale, cioè l’affitto mensile molto basso applicato agli inquilini meno abbienti con redditi fino a 15.950 euro convenzionali, ossia redditi di tutta la famiglia. Limite che viene abbattuto del 40 per cento in caso di lavoratori dipendenti e di 516 euro per ogni figlio in più dal terzo in poi. La revisione viene effettuata ogni due anni come stabilisce la legge regionale numero 96, del 1996.

Gli inquilini hanno avuto tempo sino al 31 ottobre scorso per trasmettere una serie di dati richiesti, tra cui l’elenco dei residenti nell’alloggio, la situazione patrimoniale riferita ai redditi del 2013 ed eventuali condizioni di invalidità di qualche componente familiare. I tecnici dell’ente hanno voluto conoscere tutti i redditi fiscalmente imponibili derivanti da lavoro dipendente, da lavoro autonomo, da pensioni, comprese quelle di invalidità al netto delle indennità di accompagnamento, oltre alle eventuali proprietà immobiliari, cioè fabbricati o terreni.

In questo modo, sono state verificate tutte le dichiarazioni pervenute. Ma non è finita qui, perché i tecnici hanno anche provveduto ad effettuare delle verifiche incrociate con i dati messi a disposizione dell’anagrafe comunale, il catasto e il fisco, per poter accertare così l’attendibilità di quanto dichiarato. Il lungo lavoro è terminato solo in questi giorni.

Scovati falsi poveri. Tra i 674 inquilini controllati si annidano anche dei falsi poveri. Così li hanno definiti gli uffici dell’ente. Sono inquilini cui sono emersi redditi più alti di quelli indicati in passato, cioè che superano il limite per avere diritto al canone sociale, oppure famiglie cui sono risultate delle proprietà non dichiarate, venute fuori tramite l’incrocio con i dati del catasto. Ebbene, su 674 inquilini controllati, 546 sono risultati in regola, 50 non hanno risposto, mentre altri 75 sono stati giudicati inattendibili. Infine, per altri 3 è emerso un reddito superiore al limite di 27mila euro convenzionali, stabilito dalla legge regionale per il mantenimento dell’alloggio di edilizia residenziale pubblica.

Per questi casi, le norme prevedono un controllo per tre anni consecutivi del reddito e se questo dovesse continuare a superare sempre i limiti, sarà avviato il procedimento di decadenza dal diritto all’alloggio.

Stangata per 75 famiglie. Brutte notizie per i 75 inquilini cui è risultato un reddito superiore al limite per l’applicazione del canone sociale. Il servizio Politiche della casa provvederà al riconteggio del canone, con effetto retroattivo dal 2014, per applicare gli aumenti. In pratica, da un affitto in media di 40 euro mensili, passeranno a uno di 300 euro, così come previsto dalla legge regionale. Stesso trattamento verrà riservato ai 50 inquilini che non hanno risposto alle richieste degli uffici, nel caso in cui non dovessero mettersi subito in regola.

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