Case popolari, attesa lunga 20 anni

In mille per una media di 50 alloggi all'anno. L'Ater: «Guerra tra poveri»

PESCARA. «Povera è l'Ater che non ha soldi, povere sono le famiglie, quelle oneste, che vengono da me per un tetto. Cosa rispondo a chi aspetta una casa? Non posso dare false illusioni: nell'immediatezza è impossibile dare una casa a mille persone in attesa».

Giuseppina Di Tella, il direttore dell'Ater, la chiama «guerra tra i poveri» ed è il circolo chiuso che si è innescato tra l'enorme domanda e la minima offerta nelle case popolari. A Pescara, con diverse situazioni, con vari punteggi, ci sono circa mille persone che aspettano una casa: dai primi in graduatoria, le famiglie con reddito zero, senza un tetto, costrette a sistemazioni di fortuna, alle famiglie con invalidità, fino a situazioni più rosee ma sempre bisognose di una casa. Sono i mille le cui domande sono state accettate nell'ultimo bando del 2006 ma a cui Di Tella, che gestisce 3.300 case popolari a Pescara a cui si aggiungono le 883 comunali, è costretta a dare risposte evasive, a dire di attendere perché «attualmente, se la situazione resta statica, le speranze per quelle mille persone sono ridotte al lumicino».

Negli ultimi anni, a partire dal 2007, sono stati assegnati in via definitiva, attingendo alle domande in graduatoria, 123 alloggi popolari: 43 case proprio nel 2007, altre 18 nel 2008, 35 nel 2009 e, in questo 2010 in corso, sono state assegnate, sempre a chi è in graduatoria, 27 case. Numeri che riescono a soddisfare soltanto una minima percentuale di chi aspetta uno dei tanti alloggi popolari che si trovano a Fontanelle, a Zanni, a San Donato, in via Tiburtina o in via Tirino. Alcune situazioni sono state sanate (ad esempio 50 nel 2009), altre case sono state assegnate in via provvisoria, ovvero per una manciata di anni, ma resta ancora da soddisfare una domanda altissima. Complessivamente, considerando una media di 50 case all'anno (tra definitive, provvisorie e per mobilità) occorrerebbero vent'anni per smaltire i mille in attesa. E intanto è annunciato per questo dicembre un nuovo bando per le case popolari: un'altra gara a cui parteciperanno ancora le famiglie in attesa e a cui se ne aggiungeranno altre.

Cosa non funziona nella case popolari? Qual è il rimedio per dare una scrematura alla lista? Di Tella ha una ricetta chiara che è fatta soltanto di due punti: «Canoni di affitto più elevati e costruire nuovi alloggi». Il direttore dell'Ater spiega che il bilancio dell'azienda che gestisce deriva soltanto dalle entrate dei canoni, quei 14 euro che in tanti, 870 persone a redditto zero, pagano a Pescara. «Ma questo canone è tra i più bassi d'Italia», dice il direttore, «e le nostre entrate non sono sufficienti neanche a garantire quasi la manutenzione ordinaria del nostro patrimonio che, come ripeto da anni, è obsoleto. Capisco che la Regione vive un momento particolare, di difficoltà», dice il direttore dell'Ater, «ma occorre rivedere la politica dei canoni che non può essere più regolamentata dalle legge del 1996». Infine, per Di Tella, è necessario «costruire case popolari». Gli alloggi - «e ci tengo a sottolineare che tante case sono tenute in maniera davvero decorosa» - si portano, poi, dietro trafile lunghissime che durano anche anni e che contribuiscono a tenere in una fase di stallo domanda e offerta: procedure per sfratto (95 quelle in corso), verifiche sulla documentazione, caccia agli abusivi. L'assessore Isabella Del Trecco ha avviato da tempo verifiche e controlli sugli alloggi popolari sia di proprietà dell'Ater che del Comune con l'obiettivo di avere una conoscenza chiara delle case popolari e combattere gli abusivi. Così, proprio negli ultimi giorni, sono state scoperte 48 case occupate da persone morte, case che, dopo le verifiche, potrebbero essere assegnate.

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