Case sul mare verso lo stop Il Comune rischia il salasso

Deciderà il Consiglio sul cambio di destinazione d’uso richiesto da Pescaraporto Aumentano i politici pronti a votare no, ma la società potrebbe chiedere i danni

PESCARA. Sarà il consiglio comunale a decidere sulla richiesta, avanzata dalla società Pescaraporto, di costruire case anziché uffici a fianco dell’ex Cofa, sulla riviera di Porta Nuova. Ma il via libera al cambio di destinazione d’uso richiesto dalla società, di cui risultano soci i figli dell’avvocato Giuliano Milia e gli imprenditori Mammarella, non è affatto scontato. Anzi, i consiglieri pronti a votare no in aula, al momento, sarebbero addirittura di più dei favorevoli. Se così fosse, si rischierebbe una guerra a colpi di carte bollate tra Pescaraporto e il Comune dagli esiti incerti. La società, è il timore degli uffici dell’ente, potrebbe non solo fare ricorso al Tar contro la decisione del consiglio, ma addirittura richiedere i danni al Comune e avviare nel contempo azioni penali nei confronti di politici e dirigenti.

Questo lo scenario che sembra preannunciarsi di fronte agli avvertimenti contenuti nelle due diffide che l’amministratore della società ha provveduto ad inviare al dirigente del settore Attività edilizie e produttive Gaetano Silverii nei mesi scorsi. In entrambi i documenti, il manager sollecitava il Comune a rilasciare in tempi brevi il permesso di costruire in variante per realizzare appartamenti, invece degli uffici come previsto.

E già in quelle occasioni Pescaraporto paventava il rischio di ingenti danni per i ritardi dell’ente a carico della stessa società. «Sarebbe quindi dignitoso, a questo punto», si legge nell’ultima diffida inviata l’8 settembre scorso, «procedere senza indugio al formale rilascio del permesso di costruire».

E inizialmente Silverii, ritenendo superfluo il parere del consiglio comunale, anche sulla base del parere espresso da un esperto di urbanistica di fama nazionale come il professor Aristide Police, sembrava intenzionato a rilasciare quel permesso prima della scadenza dei 90 giorni previsti dalla legge per la formazione del silenzio-assenso. Lo stesso Police del resto, in 28 pagine di relazione inviate al Comune alla fine del mese scorso, riteneva non fosse necessario il parere del consiglio e nemmeno il pagamento del Contributo straordinario di costruzione applicabile per il rilascio del permesso. Ma Silverii, dopo aver approfondito questa questione, ha cambiato idea e alla scadenza dei 90 giorni prima della formazione del silenzio-assenso, ha inviato una nota alla società per avvertirla della decisione di far valutare il cambio di destinazione d’uso direttamente al consiglio comunale. «Ho dovuto fare parziale marcia indietro», ha spiegato il dirigente, «perché l’ultimo passaggio richiesto dalla società per il nuovo cambio di destinazione d’uso va nella direzione non consentita dal Piano regolatore». Questa, del resto, sarebbe la terza richiesta di variante presentata. La prima per il passaggio dal complesso produttivo dell’ex Edison agli alberghi, poi dagli alberghi agli uffici e ora dagli uffici agli appartamenti. Silverii sta già preparando la delibera per il parere del consiglio sul cambio di destinazione d’uso. Entro alcuni giorni, il provvedimento dovrebbe cominciare il suo iter con l’esame in commissione. Poi, toccherà al consiglio comunale pronunciarsi. Intanto, le forze politiche si stanno già preparando alla battaglia. Voteranno no i gruppo del centrodestra, i 5 Stelle e alcuni esponenti della maggioranza, tra cui forse Sinistra, Lista Teodoro. Perplessità anche nel Pd. «Vogliamo bloccare la costruzione di case sulla spiaggia», ha avvertito il capogruppo di Forza Italia Marcello Antonelli, «il modello Francavilla non ci piace».

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