Chef e Regione uniti contro lo spreco alimentare

Distribuiti tra i ristoranti 15mila contenitori per far riportare a casa ai clienti gli avanzi del pranzo o della cena consumata

PESCARA . Si chiamano doggy bag, ma quasi mai hanno a che vedere con i cani. Servono solo per superare “l’imbarazzo” di coloro che si sentono in difficoltà nel chiedere al cameriere di incartare quella fritturina non consumata, per portarsela a casa. Un atteggiamento, invece, da incoraggiare, superando l’idea di sembrare ineleganti, o peggio, tirchi.
UNA MONTAGNA. La Regione Abruzzo ne ha prodotte 15mila, di doggy bag (in due formati), proprio per sdoganare il concetto che portare a casa il cibo non consumato non è peccato, ma è un gesto eticamente corretto. Sì, perché l’unico atteggiamento veramente riprovevole è gettare via le risorse alimentari quando nel mondo 900 milioni di persone non riescono a sfamarsi. In Abruzzo ieri è partita la campagna “Eat me home - Non lasciarmi nel piatto”, proprio per favorire la cultura del “riuso” alimentare. A presentare l’iniziativa l’assessore regionale Marinella Sclocco, la dirigente del servizio benessere sociale, Flora Antonelli, il segretario regionale di Slow Food, Raffaele Cavallo, Marcello Spadone, chef patron del ristorante “La Bandiera” e presidente di “Qualità Abruzzo”, il segretario dei balneatori Fiab, Riccardo Padovano. Ad animare la mattinata anche il cooking show dello chef Maurizio Della Valle (osteria “La Corte” di Spoltore). In sala, anche numerosi esponenti del mondo della ristorazione, tra i quali Antonio Di Giovacchino, chef e patron del ristorante Font’Artana di Picciano, chiamati in prima persona a portare avanti quella che dovrebbe diventare una rivoluzione culturale a tutti gli effetti, che in fondo ci riporta indietro negli anni, quando non c’era alcuna remora a chiedere “il sacchetto” al ristorante.
NON COSTA POCO. La Regione ha realizzato 15mila scatole alimentari, mille vetrofanie, cinquemila brochure informative, qualche migliaio di buste, e altrettante tovagliette americane.
Il materiale è stato distribuito nei ristoranti che espongono la vetrofania per segnalare di aver aderito all’iniziativa. Trentamila euro, o giù di lì, è il costo dell’operazione. Chi vorrà farsi incartare l’arrosto, dunque, non dovrà fare altro che chiedere. E otterrà il contenitore.
SI SCIUPA TROPPO. «In un momento storico di forti disparità economiche e sociali», ha detto l’assessore Sclocco, «la lotta allo spreco alimentare gioca un ruolo decisivo nel ridurre l’impatto ambientale legato alla produzione di alimenti». Certo, perché oltre all’aspetto economico, c’è anche da tenere presente che per produrre cibo si consumano le risorse e si contribuisce a inquinare. Solo in Italia sono 5.6 milioni, ha sottolineato l’assessore, «le tonnellate di alimenti in eccedenza, che in larga parte vengono buttati. Una quantità di cibo che basterebbe a sfamare 44 milioni di persone». Nel mondo, invece, sono 1,3 miliardi le tonnellate di cibo che finiscono nel tritarifiuti. «Tutti, ma proprio tutti», ha detto Flora Antonelli, possiamo contribuire a evitare sprechi di cibo. Uno di questi, quando siamo al ristorante, è chiedere la doggy bag per portarci a casa ciò che verrebbe buttato». Una richiesta gratificante anche per chi prepara la pietanza.
SI CAMBIA CULTURA. Come ha detto Marcello Spadone, la cultura del “riuso” alimentare deve partire già in cucina, attraverso l’utilizzo razionale delle risorse. «La scorsa settimana», ha detto, «abbiamo proposto tre piatti che andavano proprio in questa direzione». Il primo è stato quello a base di carciofo. Lo chef ha trovato un modo per utilizzare tutte le parti della pianta, anche quelle che normalmente vengono scartate, perché troppo dure. Radici ed erbe aromatiche, invece, sono state le regine di altre preparazioni, così come le bucce delle patate, arrostite in forno.
C’E’ SLOW FOOD. «In questo mondo di falsa opulenza», ha detto Raffaele Cavallo (Slow Food), «dimentichiamo che 300 chili di alimenti pro-capite vengono gettati via, senza valutare quanto ci costano. È un problema che deve riguardare la coscienza di tutti e il mondo della ristorazione è impegnato per superarlo».
Maurizio Della Valle ha dato invece dimostrazione delle ricette con gli avanzi, a partire da “Sua Maestà” il pane. Giovanni Marrone, chef, titolare di Taverna 58 e presidente della Fipe sottolinea che la categoria «è da un po’ di tempo che sta affrontando l’argomento di come incoraggiare i clienti a portare a casa il cibo non consumato. Il gesto è bello», dice, ma il termine doggy non mi piace. Quando si andava ai matrimoni e si riportava qualcosa a chi era rimasto a casa, una fetta di girello o la pizza dolce, si diceva “il complimento”, una parola comprensibile anche in italiano e che dava l’idea di una cosa fatta bene, da condividere con qualcuno».
ECCO LE INFO. Ieri è stata distribuita soltanto una parte del materiale realizzato per promuovere l’iniziativa.
I ristoratori che fossero interessati ad aderire possono contattare la Regione all’indirizzo (raimondo.pascale@regione.abruzzo.it) per avere le doggy bag e tutto il resto.

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