Cinghiali, dopo la cattura diventano bocconcini e agnolotti 

Il modello del Parco Sirente Velino: così l’invasione può diventare un’opportunità. Catturati, portati in un centro carni della Marsica e commercializzati in tutta Italia

AVEZZANO. Bocconcini, bistecchine, macinato, rollè. E persino agnolotti di pasca fresca ripieni. Dietro all’invasione del cinghiale ci può essere un’opportunità gastronomica. Il Parco regionale Sirente Velino, in collaborazione coi servizi veterinari della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila, cattura gli animali e li consegna al centro di macellazione “Euro Cash srl” in via Sant’Andrea ad Avezzano, di cui è responsabile Andrea Di Cintio, giovane imprenditore marsicano. Ogni mese, circa 80 esemplari di cinghiale vengono destinati alla commercializzazione in tutta Italia. Il prezzo al chilo per la carne fresca è di circa 10 euro (2 euro vanno al Parco). Gli stagionati arrivano a circa 12 euro al chilo. La ditta “Euro Cash”, inoltre, ha raggiunto un accordo commerciale con un’azienda toscana per produrre sughi. E con “La Fraiola”, impresa marsicana specializzata in pasta, si realizzano agnolotti al cinghiale. “Euro Cash”, grazie al cinghiale, due anni fa è stata premiata dal Conad Adriatico come produttrice del “Miglior prodotto superfresco”.
Periodicamente, il Parco Sirente Velino fa ricorso ai recinti mobili di cattura. Si tratta di otto gabbie di circa 60 metri quadrati da posizionare in punti strategici del territorio. Ogni gabbia è in grado di accogliere fino a trenta esemplari per volta (soprattutto femmine con prole). Con appositi mezzi, gli animali vengono trasportati direttamente nel mattatoio avezzanese.
Rigidi i controlli sanitari: gli accertamenti e i rapporti di prova dell’Istituto zooprofilattico “Caporale” vengono costantemente comunicati per le elaborazioni epidemiologiche anche al Servizio Uosd Fauna selvatica e monitoraggio ambientale della Asl, diretto da Massimo Ciuffetelli, alla Regione e al ministero della Salute.
Secondo l’imprenditore Di Cintio, però, si può fare di più. «Ad esempio se riuscissimo a far capire agli agricoltori che possono attivare delle gabbie, facendo una semplice richiesta al Parco», sottolinea Di Cinto, «in questo modo a Molina Aterno il problema è stato risolto. Gli agricoltori che oggi lamentano danni potrebbero collaborare in questa filiera, trovando un adeguato accordo. La cattura con le gabbie rappresenta l’unico modo per abbassare la popolazione dei cinghiali. In più valorizziamo il territorio con questi prodotti. Per assurdo, nella nostra azienda abbiamo carenza di cinghiale. Le richieste sono molte, soprattutto dai ristoranti di montagna. Dovrebbero essere intensificate le giornate di cattura, ma il personale è spesso insufficiente».
Il medico veterinario del Parco Sirente Velino, Giuseppe Cotturone, di Celano, mette in luce le qualità della carne di cinghiale. «Meritano una particolare attenzione le caratteristiche nutrizionali e igienico sanitarie», precisa Cotturone, «sono carni caratterizzate da un’eccezionale magrezza e da uno scarsissimo livello di colesterolo, come naturale conseguenza dell’essere nati e vissuti in libertà. Contengono circa il 50-80% di grassi in meno delle carni rosse di animali provenienti da allevamento intensivo, con un sorprendente rapporto Omega 6/Omega 3, simile a quello di alcuni pesci come il salmone. La ricchezza in ferro e i valori nutrizionali particolari ne fanno un alimento sano, ricco di proteine di altissimo valore biologico, di aminoacidi essenziali, di vitamine e minerali. L’elevatissima concentrazione di vitamina E contribuisce inoltre all’aumento della loro conservabilità, molto più a lungo di qualsiasi altro prodotto, grazie al potere antiossidante di questo microelemento. Il tutto senza l’aggiunta di alcun tipo di additivo o di conservante. E e senza il rischio di trovare residui di trattamenti farmacologici».
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