alba di terrore

Civitaquana, sindaco picchiato e rapinato: «Sembrava Arancia meccanica»

Costole rotte e lividi per Angelo Ciarfella, picchiato da tre banditi entrati dal giardino che lo hanno costretto ad aprire la cassaforte: «Sono contento di essere vivo». Rubati 100 mila euro tra oggetti d'oro, argenteria, scarpe e banconote

PESCARA. «Sono contento che sono vivo, e che i miei figli stanno bene». Angelo Ciarfella, 57 anni, farmacista e sindaco di Civitaquana racconta all’uscita del pronto soccorso, con le costole rotte e il volto pieno di lividi, l’alba «da Arancia meccanica» di cui è stato vittima ieri. Tre banditi, con i guanti e il volto coperto da passamontagna scuri, sono piombati nella sua casa alle cinque del mattino. Cercavano soldi e oro, volevano svuotare la cassaforte. Il sindaco se l’è ritrovati in camera da letto, d’istinto si è messo a urlare e gli sono balzati sopra in tre. Gli hanno bloccato le mani, con un ginocchio premuto sullo stomaco l’hanno immobilizzato mentre lo picchiavano alla testa e sul volto con schiaffi e pugni. Per Ciarfella venti minuti da incubo, amplificati dal terrore che si svegliassero i figli di 9 e 13 anni che dormivano nell’altra stanza. In casa c’erano loro tre, e un’anziana zia nell’appartamento comunicante della palazzina di famiglia sopra alla farmacia, all’inizio di corso Vittorio Emanuele, all’ingresso del paese. La moglie del sindaco, medico, era a fare il turno in ospedale e l’altro figlio era fuori. «Hanno preso tutto tra oro e soldi, perfino le scarpe Tod’s che avevo comprato da poco. Almeno 100mila euro di roba, orologi compresi. Ma i bambini stanno bene, era la mia unica preoccupazione».

Sindaco, come sono entrati?

Dal giardino sul retro. Hanno forzato la porta blindata della cucina, dei professionisti. Prima sono andati nella casa comunicante di mia madre, dove dorme una zia e hanno ripulito la cassaforte aperta, poi sono saliti da me.

E che cosa è successo?

Stavo dormendo, i rumori mi hanno svegliato e mi sono trovato uno sconosciuto con una maschera, tipo mefisto, che rovistava vicino al comò. Ho urlato, ma erano in tre e mi hanno aggredito, picchiato e immobilizzato bloccandomi le mani. Volevano che aprissi la cassaforte, continuavano a urlare che mi ammazzavano. Alla fine sono riuscito a convincerli che ce l’avevo giù.

Ne avevano svuotato una, non si sono accontentati?

Purtroppo no. Anche se io da tempo lasciavo volutamente aperta quella nella casa dov’è mia zia perché prevedevo che prima o poi sarebbero arrivati. Ma quelli non si accontentavano. Stava facendo giorno ed erano ancora là.

Che cosa hanno preso?

Tutto. Tra ori e orologi circa centomila euro. E duemila euro nella cassaforte che mi hanno fatto aprire.

I suoi figli hanno sentito ?

La grande ha detto di sì, che ha cercato di svegliare il fratello, ma per fortuna non sono usciti dalla stanza. Solo per loro ho reagito.

I banditi erano armati?

Non l’ho visto, ero al buio.

Accento?

Straniero. Forse russo, non lo so. Pare siano scappati con due macchine.

Quando se ne sono andati che ha fatto?

Ho chiamato il maresciallo dei carabinieri. E anzi ringrazio lui e tutte le forze dell’ordine.

Come sindaco che cosa pensa di fare adesso?

Il problema purtroppo non è solo mio, anche se merita attenzione. Certo è che quando lo vedi in televisione è una cosa, quando lo vivi è un’altra. La mia casa è in paese, non ho l’allarme ma pensavo di essere protetto. E invece. Sembrava Arancia meccanica.

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