Commissioni lampo per il gettone? Caccia aperta ai consiglieri furbetti

I grillini presentano una proposta di delibera: soldi soltanto a chi resta per i due terzi dei lavori Ogni anno l’amministrazione spende oltre un milione di euro per pagare gli stipendi ai politici

PESCARA. «Basta con i consiglieri furbetti», che approfittano della mancanza di controlli per lasciare in anticipo le sedute del consiglio comunale e delle commissioni, assicurandosi lo stesso il pagamento dei gettoni di presenza. Un fenomeno di malcostume che nessuna amministrazione ha mai debellato. Ma ora potrebbe arrivare un giro di vite, con una proposta di delibera che il Movimento 5 Stelle ha presentato ieri per bloccare le assenze dei politici. Il condizionale è d’obbligo, perché il provvedimento dei grillini rischia di essere impallinato dai loro colleghi in consiglio comunale, come è accaduto del resto in passato ad altre proposte del genere. Anche stavolta, dunque, potrebbe non passare.

I furbetti delle commissioni. Il Centro ha documentato più di una volta con delle inchieste ciò che accade di frequente nelle commissioni. C’è chi, dopo aver firmato il registro delle presenze per la partecipazione alla seduta, lascia in anticipo la riunione assicurandosi il gettone. Per il Movimento 5 Stelle ci sarebbero addirittura consiglieri che entrano nelle commissioni giusto il tempo di una firma per poi andare via, sfruttando le lacune della legge (articolo 82 del Testo unico degli enti locali) e del Regolamento comunale che non impongono un limite orario minimo per la presenza nelle sedute di commissioni e consigli. Un caso è stato denunciato pubblicamente di recente dalla capogruppo dei 5 Stelle Enrica Sabatini. Un consigliere, a suo dire, si sarebbe presentato in una commissione alle 10,40, cioè 40 minuti dopo l’orario di inizio della seduta, ma avrebbe firmato il registro indicando le 10. L’episodio è stato segnalato al segretario di commissione.

Il giro di vite. È una delibera di poche righe quella illustrata ieri dai consiglieri pentastellati Enrica Sabatini, Erika Alessandrini e Massimiliano Di Pillo per bloccare il fenomeno degli assenteisti. Ricalca quella presentata un mese fa da M5S al Comune di Roma. Il provvedimento propone di modificare l’articolo 27 del Regolamento comunale e di aggiungere la seguente frase: «L’indennità di presenza spetta ai consiglieri che partecipino ai consigli comunali e alle commissioni per almeno due terzi del tempo totale della seduta ritenuta valida». Secondo i grillini, il compito di controllare i consiglieri che entrano ed escono dovrebbe spettare ai segretari di commissione e al segretario generale, per quanto riguarda il consiglio. «I consiglieri sono dei dipendenti», ha spiegato la Sabatini, «i cittadini sono nostri datori di lavoro e pagano il nostro stipendio e come i datori di lavoro hanno diritto di veder garantito il servizio per cui pagano». «Non è accettabile», ha aggiunto, che si possa ottenere un gettone di presenza di 64 euro lordi anche per un solo minuto in commissione. Ed è per questo che, nel voler garantire una maggiore serietà del lavoro al fine di migliorare sempre più i servizi al cittadino, abbiamo deciso di inserire questo vincolo temporale». «Vediamo come voteranno in consiglio la nostra delibera», ha sottolineato la Alessandrini, «ed eventualmente come motiveranno il loro no». Di Pillo ha poi preannunciato la richiesta di dirette streaming per commissioni e consiglio per permettere ai cittadini di controllare il lavoro dei politici. Insomma una sorta di Grande fratello in Comune.

Quanto costano i politici. L’anno scorso, il Comune ha speso 1.127.000 euro per pagare gli stipendi al sindaco, assessori e consiglieri. Solo questi ultimi sono costati 538.000 euro. Ogni consigliere percepisce 64,56 euro lordi per la partecipazione alle sedute di commissione, della durata di un’ora e 92,96 euro lordi per la presenza nei consigli, al di là della loro permanenza in aula. Il controllo delle presenze, oltre all’appello iniziale, è praticamente inesistente. Ma c’è un limite al loro reddito mensile: non si può superare per legge la cifra di 1.547,30 euro lordi. Se si va oltre, le sedute non vengono pagate.

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