Comune, 300 mila euro buttati per la riviera sud

Piani e studi per Porta Nuova annullati dai permessi edilizi rilasciati a Milia Acerbo (Prc) accusa l’amministrazione e presenta esposti alla procura

PESCARA. Progetti, Piani particolareggiati, convegni, consulenze. E persino studi elaborati da rinomati architetti. L’amministrazione comunale ha speso nel corso di otto anni oltre 300mila euro per ridisegnare l’area portuale e golenale di Porta Nuova, tra le zone di maggior pregio della città. Tutti i lavori e i costi sopportati dall’ente e, quindi dai cittadini pescaresi, si sono rivelati inutili. È bastata la proposta di un privato per far diventare improvvisamente carta straccia tutti gli studi e i Piani particolareggiati elaborati fino ad oggi. Quella proposta è della società Pescaraporto, di cui risultano azionisti i costruttori Luca e Andrea Mammarella e la famiglia del noto avvocato Giuliano Milia difensore dell’ex sindaco D’Alfonso. Un’interpretazione di una norma del Decreto sviluppo, da parte del direttore responsabile Gestione del territorio del Comune Amedeo D’Aurelio, ha consentito alla società di ottenere i permessi edilizi, stravolgendo il Piano particolareggiato dell’attuale amministrazione. Iniziativa che ha scatenato un vespaio di polemiche, con tanto di richieste di dimissioni dell’assessore all’urbanistica Marcello Antonelli. Ieri, il consigliere di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo ha addirittura annunciato la presentazione di alcuni esposti alla procura per presunte violazioni delle norme e degli strumenti urbanistici. A suo dire quei permessi non andavano rilasciati.

E ora si fanno i conti per calcolare l’enorme spreco di denaro pubblico per Piani e studi da rifare. Il primo strumento risale alla precedente amministrazione. Si tratta di uno studio commissionato all’esterno per la costituzione di una Società di trasformazione urbana per la riqualificazione della zona portuale e golenale di Porta Nuova. Quello studio, costato 230mila euro, è finito in soffitta dopo l’insendiamento dell’attuale amministrazione di centrodestra. La precedente giunta ha anche commissionato la redazione di un Piano particolareggiato, dal costo di 40mila euro, anche questo accantonato. Altri 40mila euro sono stati spesi dall’attuale giunta per stilare un nuovo Piano particolareggiato, andato a monte dopo il rilascio dei permessi a Pescaraporto. «È moralmente inaccettabile», ha commentato il capogruppo dell’Idv Adelchi Sulpizio, «che dopo aver speso nell’ultimo decennio per la pianificazione del cosiddetto Waterfront circa 300mila euro per attuare una previsione di piano e, di conseguenza, l’impianto urbanistico di una delle zone più importanti di Pescara, con peculiari valenze turistico-ricettive, commerciali e direzionali, causa l’inerzia e la superficialità di questa amministrazione, tutto si stia vanificando. Ritengo opportuno un intervento della Corte dei conti».

Acerbo, invece, invoca l’intervento della procura, perché ritiene che l’amministrazione comunale stia adottando una tattica per «accontentare i costruttori amici, evitando il passaggio delle proposte dei privati in consiglio comunale, così come stabilisce la normativa urbanistica». «Il Decreto sviluppo del governo non consente di bypassare il consiglio comunale», ha fatto presente Acerbo, «una circolare della Regione Piemonte, che come l’Abruzzo non ha approvato una legge per regolamentare la materia, conferma questa interpretazione. L’amministrazione ha rilasciato i permessi per costruire anche per l’intervento di via Carducci, infischiandosene del piano attuativo già approvato in consiglio».

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