Comune Pescara, si decidono i tagli agli stipendiI consiglieri lasciano l'aula prima della discussione

C'è un partito trasversale pronto a bloccare l'ordine del giorno di Di Nisio (Idv) per risparmiare 300mila euro. Mascia (foto): "Cominci lui a ridursi lo stipendio"

PESCARA. La proposta lanciata da Fausto Di Nisio di ridurre del 30 per cento gli stipendi di sindaco, assessori e consiglieri comunali scuote il mondo della politica pescarese. E' nato un partito trasversale pronto ad alzare le barricate pur di bloccare questa operazione, che comporterebbe un risparmio per le casse dell'ente di ben 300mila euro all'anno. Soldi che potrebbero essere spesi per aiutare le famiglie in gravi difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Ma su questa iniziativa c'è forte resistenza.

Mercoledì scorso, quando il consigliere dell'Idv Di Nisio ha presentato un ordine del giorno per invitare giunta e consiglio ad autoridursi i compensi l'aula si è svuotata. Sono rimasti solo in 12, su 23 presenti fino a pochi minuti prima e la seduta è stata sciolta per la mancanza del numero legale.

«In questo periodo di crisi dobbiamo essere come il buon padre di famiglia, che pensa prima a sfamare i propri figli e poi, se rimane qualcosa, a mangiare lui», ha detto Di Nisio in aula per cercare di convincere i suoi colleghi a votare. L'ordine del giorno tornerà in consiglio ma, stando alle dichiarazioni rilasciate ieri, c'è il rischio che questa proposta si areni.

I politici sono divisi: il fronte del no sembra prevalere ed è quello che potrebbe, alla fine, avere la meglio con qualche imboscata in aula, come è già accaduto alcuni giorni fa.

A cominciare da Luigi Albore Mascia, che non dice espressamente di essere favorevole o contrario all'iniziativa, ma si capisce che non la vede di buon occhio. «Cominci Di Nisio a ridursi lo stipendio», afferma, «un sindaco che rinuncia alla propria attività professionale di avvocato per dedicarsi al governo della città lavorando per 14 ore al giorno credo che si meriti 3.500 euro al mese. Non posso dire se sono favorevole o contrario, ma mi adeguerò alle valutazioni che farà il consiglio».

Forti perplessità sono state espresse anche dal suo braccio destro in giunta, il vice sindaco e assessore al traffico Berardino Fiorilli. «Mi sembra una proposta populista e con poca sostanza», osserva, «le grosse spese dell'ente non sono certo gli stipendi di assessori e consiglieri. Sono favorevole, comunque, ad un taglio solo se si comincia dall'alto e cioè dai parlamentari. Intanto, Di Nisio può comunciare a chiedere l'autoriduzione dei suoi compensi».

Di tutt'altro parere il consigliere di Fli Massimiliano Pignoli. «Mercoledì scorso, sono rimasto apposta in aula per votare a favore dell'ordine del giorno, perché voglio aumentare le spese per il sociale», spiega, «ricordo che l'assistenza ha subìto un taglio di 500mila euro dalla Regione e le conseguenze si vedranno sulle spese del Comune per il pronto intervento sociale quello che serve per pagare le bollette di luce e gas alle famiglie in difficoltà».

E' schierato sul fronte del sì anche il capogruppo del Pd Moreno Di Pietrantonio. «Sono rimasto in aula per votare a favore», dice, «si dovrebbe cominciare, però, a ridurre gli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali che percepiscono, rispettivamente, 15mila e 7mila euro al mese. I consiglieri comunali arrivano a 700 euro e allora è giusto che si riduca tutto in proporzione».

Non la pensa come lui il vice capogruppo del suo stesso partito Enzo Del Vecchio. «Credo di essere una voce fuori dal coro e non mi voglio far trascinare nel populismo», fa notare, «la politica ha il suo costo. Certo, non deve essere uno sperpero. Forse, sarebbe bello attribuire i compensi solo a chi li merita, cioè chi fa realmente il consigliere, penalizzando coloro che vengono in consiglio solo per alzare la mano e poi vanno via».

Nel gruppo dei contrari troviamo, inoltre, il capogruppo del Pdl Lorenzo Sospiri. «Un consigliere percepisce oggi 900 euro al mese netti», rivela, «con il taglio del 30 per cento arriverebbe a 600. Può accettare un simile compenso un professionista che rinuncia alla sua attività per fare politica? Non dico che ci debba guadagnare, ma almeno pagarci le spese. Anche il sindaco, che percepisce 3mila euro al mese per 20 ore di lavoro al giorno, non mi pare che prenda molto».

Non la pensa così il capogruppo dell'Udc Vincenzo Dogali. «Sono favorevole a ridurre i costi della politica», precisa, «e quindi anche i gettoni di presenza dei consiglieri. Ma serve un atto deliberativo, non si può procedere con un ordine del giorno». Il consigliere di Rifondazione Maurizio Acerbo, infine, si dice pronto a fare una battaglia in aula per far passare i tagli agli stipendi. «Sono ovviamente favorevole», conclude, «da deputato ho presentato una proposta di legge per dimezzare le indennità dei parlamentari e alla Regione conduco la stessa battaglia».

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