Condono, ferme in Comune ancora 12mila pratiche

Fallisce la riapertura dei termini per concludere le vecchie sanatorie edilizie Solo in 300 hanno fatto domanda, ma dalla Regione arriva una nuova proroga

PESCARA. Si è rivelata un fallimento la riapertura dei termini per definire le pratiche di sanatoria riguardanti i condoni edilizi del 1985, del 1994 e del 2003. Si sono presentate in Comune, nei mesi scorsi, solo 300 persone per concludere un iter rimasto in sospeso per anni. Ma i fascicoli che giacciono ancora negli uffici dell’ente sono ben 12mila.

Ora la Regione farà un altro tentativo. Martedì prossimo, dovrebbe andare all’esame del consiglio regionale un provvedimento per riaprire di nuovo i termini per la definizione delle pratiche di condono.

Secondo indiscrezioni, la proroga dei termini dovrebbe essere estesa sino alla fine dell’anno.

Ma in Comune nutrono poche speranze. Quella montagna di pratiche rischia di rimanere inevasa ancora una volta e stavolta, scaduti i termini per le domande, potrebbero veramente partire le ordinanze di demolizione delle opere rimaste abusive.

Del resto, sono stati già fatti diversi tentativi per chiudere quei procedimenti, alcuni dei quali bloccati da 30 anni. L’ultimo risale all’anno scorso. Il 21 maggio scorso, la Regione aveva approvato una legge stabilendo la riapertura dei termini per la definizione delle pratiche di condono relative agli anni 1984, 1994 e 2003, comprese quelle per le quali era già stata richiesta l’integrazione documentale. I cittadini interessati hanno avuto tempo sino all’ottobre scorso per presentare le domande. Ma su circa 12mila proprietari, che hanno opere da sanare, si sono presentati solo in 300.

Un altro tentativo era stato fatto nel 2013. Era stato inserito un articolo nella Finanziaria regionale per aprire i termini da gennaio sino a dicembre di quell’anno. Anche allora l’iniziativa non aveva avuto successo.

E pensare che ci sono proprietari che a suo tempo avevano persino pagato parte degli oneri concessori per mettersi in regola, ma poi non avevano presentato tutta la documentazione richiesta e la loro pratica si è fermata. Secondo alcune stime, ci sarebbero in giacenza negli uffici 9.500 pratiche del primo condono, quello del 1985, quando le domande presentate erano state 19.000, di cui quasi la metà definite all’inizio del 2000, anno in cui in Comune era stato affidato un incarico straordinario, a tempo determinato, a un gruppo di professionisti indicati dagli Ordini professionali. Altre 1.500 pratiche, in attesa di definizione, riguardano invece il condono del 1994, quando le domande presentate erano state 2.645. Altre 1.000 circa riguardano il condono del 2003.

Per consentire una definizione veloce delle pratiche, i cittadini interessati dovevano trasmettere all’ufficio comunale competente una dichiarazione sostitutiva per attestare, tra l’altro, la disponibilità dell’immobile, la sussistenza delle condizioni per l’applicazione delle riduzioni della somma dovuta a titolo di oblazione, la descrizione dello stato delle opere abusive con l’indicazione della superficie e della loro volumetria, la residenza del dichiarante e l’avvenuta variazione catastale.

Anche allora, però, le istanze erano state pochissime. «Il motivo è semplice», spiegano all’ufficio Condoni del Comune, «molti immobili in tutti questi anni sono stati venduti e i nuovi proprietari non sono a conoscenza del fatto che c’è una richiesta di sanatoria rimasta in sospeso».Fino a qualche anno fa la legge consentiva al proprietario di un fabbricato, oggetto di un condono, di vendere quell’immobile. Per questo, diversi proprietari non sono a conoscenza del fatto che ci sono delle opere abusive da condonare. Questa spiega perché ci sono tante pratiche ancora inevase. Adesso, però, la legge è cambiata e l’immobile non si può vendere fino a quando non si è conclusa la procedura di sanatoria.

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