Confindustria Pescara: la ripresa comincerà solo nel 2014

Il presidente pescarese Marramiero fa il punto sulla situazione economica: «Male l’export, il grande problema è la resistenza al cambiamento»

PESCARA. L'occupazione che scende, le concessioni di credito ridotte, lo stato di solvenza, il calo dei consumi delle famiglie. Queste le principali problematiche del sistema imprenditoriale della provincia di Pescara fotografate nell'assemblea annuale dell'Unione industriali che si è tenuta ieri pomeriggio nella sede di Confindustria. A presentare dati e criticità dell'economia locale è stato il presidente provinciale di confindustria, Enrico Marramiero, con la classica relazione annuale. Secondo Marramiero, «i primi segnali di ripresa si potranno intravedere solo a fine 2014».

Un dato positivo però emerge, quello relativo al tasso di sviluppo che passa dal -1,04% al -0,29%, il piccolo passo in avanti è dovuto all'aumento di aziende iscritte e alla diminuzione delle cessazioni, seppur il saldo resti comunque negativo. Altro numero confortante è quello relativo al valore aggiunto della produzione di beni e servizi della provincia che ha continuato ad aumentare, ma in maniera inferiore rispetto al 2011: +2,7% nei passati dodici mesi e +6,5% due anni fa. Tra i settori, quello che continua a recitare il ruolo di locomotiva è quelli dei servizi, sia per il numero di imprese che di ricchezza prodotta.

La difficoltà che continuano a vivere le aziende del Pescarese ha inciso sul numero dei lavoratori assunti, con il tasso di disoccupazione salito dall'8,8% del 2011 al 12,8% dello scorso anno, livello mai registrato negli ultimi dieci anni e al di sopra della media regionale e nazionale. Anche per quanto riguarda la cassa integrazione guadagni si registrano dati negativi: il numero di ore autorizzate è aumentato rispetto all'incremento del 2011, segnando un +1,23% contro il +27% di due anni fa. In questo caso la provincia di Pescara sta meglio rispetto alla media nazionale (+12%) e regionale (+10%). In calo, dopo l'exploit del 2011 con +23,7%, le esportazioni (che avevano rappresentato l'unica alternativa al calo dei consumi interni) che nello scorso anno hanno segnato una variazione negativa del 2,9%. Perde cinque punti percentuali, ma resta uno dei settori trainanti quello della metalmeccanica ed elettronica che rappresenta da solo il 37% delle esportazioni pescaresi. C'è poi un bene di consumo che sembra non soffrire per la crisi economica, il vino. Non a caso la contrazione del settore alimentare del -3,8% non ha interessato le Bevande (in cui è ricompreso il vino) che ha registrato un incremento delle esportazioni del 12%. Tutto questo si traduce nella chiusura di 560 aziende nel 2012, che si sommano alle 508 del 2011 e alle 488 del 2010. Secondo Marramiero, la ricetta per uscire dalla crisi deve prevedere due ingredienti principali: l'innovazione e la crescita unite all'impegno, alla coesione e alla capacità di partiti, istituzioni, sindacati e associazioni del mondo imprenditoriale. «Persiste ancora un grande problema», sottolinea il presidente di Confindustria Pescara, «la resistenza al cambiamento. Si pensi alla vicenda dell'inefficienza cronica e storica dei consorzi industriali: situazioni di burocrazia infinita e accumulo di debiti a cui nessuna struttura aziendale sarebbe sopravvissuta, ma dopo 25 anni la classe politica non è riuscita a dare risposte con una riforma che potrebbe peggiorare lo stato delle cose». Come esempio di riduzione dei costi e di migliore efficienza Marramiero porta il progetto di fusione con Confindustria Chieti rammaricandosi al contempo per la mancata realizzazione dell'area metropolitana Pescara-Chieti.

Loris Zamparelli

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