Consigliere progettista di Tre Gemme

Mambella (Pescara Futura) ha ricevuto l’incarico dalla Renes, il suo voto ha stoppato il ridimensionamento dell’opera

PESCARA. Dopo il ricorso al Tar della società Tre Gemme, con la richiesta di ben trenta milioni di euro di risarcimento al Comune, la vicenda del tanto contestato progetto Tre Gemme che prevede la realizzazione di quattro palazzine al posto del vecchio consorzio agrario di via del Circuito, si arricchisce di un nuovo particolare quanto meno anomalo che fa sorgere ulteriori dubbi sull'intervento di riqualificazione e sul muro contro muro in consiglio sulla vicenda.

Uno dei consiglieri comunali di maggioranza, nello specifico Marco Mambella di Pescara Futura, che svolge la professione di architetto, avrebbe un conflitto di interesse rispetto all'operazione Tre Gemme. Mambella lo scorso 14 giugno ha presentato, come progettista, allo sportello unico per l'edilizia del Comune una domanda di permesso di costruire in sanatoria per conto della società Renes Adriatica che gli ha affidato un incarico esterno.

Andando a leggere la composizione della società Le Tre Gemme srl, risulta che la proprietà della stessa è al cinquanta per cento della Vittoria srl e per l'altra metà proprio della Renes Adriatica srl che ha affidato un incarico a Mambella.

L'amministratore della Tre Gemme è Francesca Toppi (che ha presentato il ricorso al Tar contro il Comune), la quale è anche amministratore unico della Renes Adriatica srl. Mambella dodici giorni dopo la presentazione della domanda per conto della Renes allo sportello edilizia, il 26 giugno scorso partecipa attivamente ai lavori del consiglio comunale ed esprime tre volte voto contrario ad altrettante proposte di deliberazione presentate dall'opposizione che miravano a ridimensionare la volumetria del progetto. Tutte e tre le votazioni terminano in perfetta parità, quindici voti favorevoli e altrettanti contrari. Dunque, senza la presenza in aula di Mambella, le pregiudiziali della minoranza sarebbero passate.

L'intoppo sta nel fatto che il consigliere di Pescara Futura, secondo regolamenti e leggi, non avrebbe dovuto partecipare alle sedute. «Il consigliere», recita l'articolo 15 dello statuto comunale, «che per motivi personali, di parentela, professionali o di altra natura abbia interesse a una deliberazione, deve assentarsi dall’adunanza per la durata del dibattito e della votazione sulla stessa, richiedendo che sia fatto constatare a verbale. I casi in cui può considerarsi sussistente il conflitto di interessi, sono stabiliti dalla legge».

La legge di riferimento è il decreto legislativo 267 del 2000 all'articolo 78, comma 2: «Gli amministratori di cui all'articolo 77 (il riferimento è agli enti locali, ndc), comma 2, devono astenersi dal prendere parte alla discussione e alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini fino al quarto grado. L'obbligo di astensione non si applica ai provvedimenti normativi o di carattere generale».

La minoranza è pronta a integrare l'esposto già presentato qualche settimana fa e a ricorrere in ogni sede opportuna. Nel frattempo, ennesimo nulla di fatto in consiglio. Anche la dodicesima seduta dedicata al progetto è andata a vuoto, con i lavori dell'assise ancora una volta bloccati dai continui litigi tra opposizione e maggioranza e da una quantità esagerata di emendamenti impossibile da evadere. Tutto rinviato a lunedì.

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