Corruzione, Mattucci scarcerato «Diedi soldi anche per Ciamponi» 

Nel provvedimento del giudice che dopo 15 giorni concede i domiciliari all’ex presidente della coop la rivelazione che apre nuovi fronti: «Diedi il denaro a Trotta, erano per il direttore generale della Asl»

PESCARA. L’ex presidente della coop “La Rondine”, Domenico Mattucci, esce dal carcere e viene posto agli arresti domiciliari.
È questa la decisione presa nella serata di ieri dal gip Nicola Colantonio che ha raccolto il parere favorevole dei pm Anna Benigni e Luca Sciarretta.
LE RIVELAZIONI Un provvedimento che era quasi scontato dopo la sua confessione, circa il modo in cui sarebbe riuscito ad aggiudicarsi l’appalto Asl da 11 milioni di euro con l’aiuto del dirigente Sabatino Trotta (suicida in carcere), ma adesso c’è dell’altro. Nelle motivazioni a fondamento della scelta del gip si sottolinea, è vero, l’ampia confessione resa da Mattucci, ma si evidenzia anche l’inedito, ammesso dallo stesso indagato. E cioè, una nuova dazione di soldi, di cui non si era mai parlato finora, che sarebbe stata consegnata a Trotta (oltre ai 50 mila euro di cui si parla nella misura cautelare), destinata al direttore generale della Asl di Pescara, Vincenzo Ciamponi, che risulta indagato per corruzione in questa inchiesta.
ALTRI SOLDI Il giudice scrive: «Evidenziato che la genuinità delle affermazioni del Mattucci (circostanza che denota un atteggiamento collaborativo) si può apprezzare anche in quanto il predetto riferiva (circostanza non conoscibile in quanto non indicata nel provvedimento cautelare) di aver effettuato una ulteriore dazione di denaro, appena dopo la conclusione del contratto di appalto (la cui gara era oggetto di turbativa da parte del Trotta), in favore di Trotta, chiamando in causa quale destinatario finale, espressamente, il direttore generale della Asl di Pescara». Si tratta di un’affermazione pesante fatta da Mattucci, e tutta da dimostrare, ma certamente non nuova per la procura che, lo ricordiamo, seguiva in diretta, con il trojan installato nel cellulare di Trotta, ogni suo movimento in quelle ore frenetiche che precedettero l’assegnazione di quell'appalto milionario.
LA VERITÀ DI TROTTA Certo, c’è anche un altro aspetto che dovrà essere ulteriormente vagliato dai magistrati e che riguarda lo stesso Trotta: quanto millantava il dirigente del dipartimento di salute mentale della Asl? Quanti dei soldi che chiedeva a Mattucci finivano effettivamente nelle tasche dei presunti destinatari? Una domanda che nessuno potrà purtroppo sottoporre allo psichiatra pescarese suicida in carcere.
Ma la procura, sotto questo aspetto, grazie anche al lavoro della guardia di finanza, avrebbe già appurato la veridicità di molte delle dichiarazioni di Trotta che risultano dalle intercettazioni.
LE CENE CON CIAMPONI Certamente questa parte inedita della confessione di Mattucci dovrà essere valutata in maniera ancora più approfondita, proprio perché coinvolge il massimo esponente dell’Azienda sanitaria pescarese che aveva comunque con Trotta un’assidua frequentazione (numerose sono le cene e gli incontri riportati dalle indagini) e un rapporto molto stretto. E dunque, se la confessione di Luigia Dolce, la coordinatrice della coop finita nel ciclone giudiziario, è stata utile alla procura per rafforzare le ipotesi accusatorie, quella di mercoledì scorso dell’ex presidente della coop Mattucci, ha fatto fare all’inchiesta un balzo in avanti.
LE ACCUSE I due erano finiti in carcere per corruzione, istigazione alla corruzione e turbata libertà degli incanti, insieme al dirigente Asl e direttore del dipartimento di salute mentale, Sabatino Trotta, perno dell'inchiesta. Dolce, dopo la confessione nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Nicola Colantonio (che ha firmato la misura cautelare per i tre) è andata subito ai domiciliari, mentre Mattucci l’ha seguita soltanto oggi (15 giorni dopo l’arresto), perché prima non aveva voluto rispondere alle domande del giudice.
Ma mercoledì scorso, davanti ai pm Benigni e Sciarretta, Mattucci è stato un fiume in piena per circa quattro ore, nel corso delle quali non si è limitato a fornire la conferma di quanto aveva già detto la Dolce, ma sarebbe andato oltre, in particolare offrendo ai magistrati, su di un piatto d’argento, un riscontro su un delicato e rilevante aspetto della vicenda legata a quell'appalto pilotato da Trotta: quello appunto riferito a Ciamponi.
NUOVI INTERROGATORI Quindi adesso, per capire quanto fosse vero, e fino a che punto, quello che Trotta riferiva a Mattucci sulla gara e sulla sua scalata sul versante politico, e quindi sui soldi da pagare come tangenti e a chi per oliare quelle due macchine che erano state messe in piedi, bisognerà attendere anche gli interrogatori che la procura si appresta a programmare, sempre dopo aver ricevuto dall’esperto informatico, il risultato sui contenuti del cellulare di Trotta. Contenuti che stanno mettendo in fibrillazione anche il versante politico visto che Trotta ambiva a ricoprire un ruolo di rilievo nel suo partito, Fratelli d'Italia, con il quale si era presentato alle ultime regionali e viste le numerose interlocuzioni che il medico ebbe, quantomeno, con esponenti politici regionali.
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