«Corso pedonale, lo vogliono i cittadini»

Foschi (Pdl) replica alle critiche dell’architetto Zazzara: il progetto rilancerà le attività commerciali del centro

PESCARA. Non si placano le polemiche sulla decisione dell’amministrazione comunale di pedonalizzare corso Vittorio Emanuele. Sabato scorso, l’architetto Lucio Zazzara, docente di Urbanistica all’università D’Annunzio, ha criticato il progetto. «Ho la sensazione che si continui a navigare a vista», ha detto, «con improvvisazioni retoriche e sconnesse da una visione organica della città e del suo futuro».

La replica è arrivata ieri dal capogruppo del Pdl Armando Foschi. «Dalle parole dell'architetto Zazzara», ha detto, «emerge una realtà incontrovertibile e molto semplice, ossia un'idea di città diametralmente opposta a quella difesa dalla nostra maggioranza di governo. Con uno spirito certamente più di urbanista, rivelando una preferenza per gli anni Settanta e Ottanta dell'espansione edilizia, che di riorganizzatore dell'esistente, Zazzara ha lasciato trasparire in maniera neanche troppo velata la propria riottosità a quella che è una necessità collettivamente avvertita: restituire la città ai cittadini, allontanando il traffico, ma non svuotando il centro urbano, sostituendo quella mole enorme di auto che ogni giorno si muove avanti e indietro lungo il Corso, con i servizi, parcheggi, trasporto pubblico e rete ciclopedonale». «In altre parole», ha proseguito Foschi, «assolutamente legittimo e lecito il parere espresso a titolo personale dall'architetto Zazzara, utile ad aprire un dibattito in un ambiente di teoria universitaria, ma amministrare un territorio, interpretando e dando realizzazione concreta ai desiderata della collettività, è ben altra cosa di una lezione di teoria urbanistica».

Zazzara ha puntato le sue critiche soprattutto su due punti. «Provo ad immaginare corso Vittorio pedonale», ha fatto presente, «e mi assale una sensazione sgradevole, come se avessi deciso di fare una passeggiata lungo la corsia d’emergenza dell’autostrada. La prima ragione è di carattere architettonico: uno spazio pedonale è come una piazza e ha bisogno della giusta dimensione, della corretta proporzione tra le parti che racchiudono lo spazio e una forte identità architettonica. Se non è così, lo spazio non funziona». «La seconda questione», ha sottolineato, «riguarda l’idea di città che ha un disperato bisogno di una mobilità che funzioni».

Di tutt’altro avviso il capogruppo del Pdl. «L'architetto Zazzara», ha osservato, «ci ha ormai abituati a suoi interventi a effetto e sicuramente il paragone tra corso Vittorio Emanuele pedonalizzato e una corsia d'emergenza di un'autostrada rientra in tali boutade, anche perché non ci risulta che sulla corsia d'emergenza di un'autostrada sia permesso passeggiare guardando le vetrine. È evidente che la pedonalizzazione di corso Vittorio Emanuele risponde a una precisa idea di città che, forse, Zazzara non ha colto o molto legittimamente non condivide».

«Oggi l'esigenza unanimemente espressa dai cittadini di Pescara», ha aggiunto, «è quella di potersi riappropriare del territorio: lo abbiamo visto con le opere di pedonalizzazione già realizzate in centro, non solo in corso Umberto, ma soprattutto sull'asse via Firenze-via Cesare Battisti che, in pochi mesi, si è trasformato nel nuovo salotto di Pescara, costantemente affollato, e dove stanno rifiorendo, l'uno dopo l'altro, negozi e pubblici esercizi, pizzerie, bar, con ristoratori che si stanno addirittura contendendo le ultime vetrine disponibili». Secondo Foschi, « l'aria che si respira in corso Vittorio Emanuele è identica» a quella delle strade già pedonalizzate. «Dagli operatori commerciali», ha rivelato, «nel corso dell'anno riceviamo costanti sollecitazioni per la chiusura dell'asse viario alle auto, da sostituire con bus navetta per consentire agli utenti di spostarsi e destinare la strada a pedoni, ciclisti e momenti di attrazione e intrattenimento. E questo perché, probabilmente a differenza dei più esperti architetti-urbanisti che spesso vivono una dimensione più virtuale della realtà, sanno che mille auto che si spostano avanti e indietro sul corso non si traducono in mille clienti che entrano nei negozi per comprare».

«Non andremo semplicemente a sfrattare le auto», ha concluso Foschi, «ma riorganizzeremo tutto l'esistente, eliminando il concetto del marciapiede, perché il pedone potrà riappropriarsi di tutto lo spazio, creando spazi per la sosta dei cittadini, isole di incontro, senza dare vita a un vuoto urbano, perché lo spazio sarà occupato dai cittadini stessi».