«Corso Vittorio? Meglio senz’auto»

La maggioranza dei residenti a favore della pedonalizzazione Restano i dubbi sulla mancanza di autobus e di parcheggi

PESCARA. La pedonalizzazione di corso Vittorio Emanuele non piace ai commercianti e non convince nemmeno gli architetti, eppure trova ampia condivisione tra la gente comune. Tanti pescaresi, ieri mattina a passeggio in centro, ammettono di lasciarsi sedurre dal progetto di mobilità sostenibile lanciato dall’amministrazione comunale di Luigi Albopre Mascia e considerano la rivoluzione del piano traffico un’occasione di rilancio per il turismo e per abbattere le preoccupanti concentrazioni di inquinamento e polveri sottili nell’aria. Sulla scia dei grandi centri europei, chiusi alle automobili e aperti alle navette pubbliche e alle biciclette, l’idea che stuzzica i cittadini è di «dotare Pescara di più parcheggi e servizi, in modo da dirottare altrove macchine e biciclette».

Enrico Palumbo, pensionato, è tra i più accesi sostenitori dell’iniziativa di chiudere alle auto corso Vittorio Emanuele, dall’incrocio con via Ravenna a quello con via Piave. «Pescara è una città che si presta a questo tipo di interventi», dice senza pensarci su, «ne guadagnerebbe la qualità della vita, nostra e dei nostri figli. Già la pedonalizzazione di via Firenze e via Battisti ha cambiato, in meglio, il volto al nostro territorio. Adesso bisogna continuare su questa strada, perché purtroppo viviamo in una delle città più inquinate d’Italia e d’Europa. Con il corso senza più lo smog e con il passaggio del filobus, Pescara diventerebbe bellissima». Secondo Palumbo, la questione della mancanza delle aree di sosta «è secondaria» perché «i parcheggi vanno fatti fuori dai centri urbani». «Qui bisogna arrivarci con i mezzi pubblici e le biciclette», aggiunge l’uomo, «poi sta al Comune individuare l’alternativa giusta per non intasare le altre strade, prima su tutte la riviera». «A me sembra un tantino esagerato», ribatte invece sua moglie, Giuseppa Bua, «Pescara è piccola e chiudendo il corso non sapremmo davvero dove far transitare le auto».

A sollevare qualche dubbio è Rosanna Rapacchiani, pescarese e attivista di Volontari senza frontiere. «Va benissimo filosofeggiare contro lo smog e il traffico, ma se non fanno i parcheggi allora diventa una presa per i fondelli», sbotta la donna, «sulla carta è una bella idea, ma devono darci modo di arrivare in centro senza per forza dover pagare 5 euro di posteggio. Come volontaria sono regolarmente in servizio durante le giornate ecologiche. Ma ogni volta è un massacro, con la gente che ti insulta perché non sa dove passare. In questi casi bisogna essere concreti». «Se chiudono il corso», ammette con una punta di risentimento Walter Lo Presti, «dovremmo andare in giro soltanto con l’elicottero». «Non è assolutamente fattibile», scrolla la testa Lucia Bruno, «le alternative dove deviare il traffico non ci sono. Vanno fatti prima i servizi». «Sarebbe meglio», suggerisce invece Lucia Di Francesco, «pedonalizzare le altre strade interne, così come hanno fatto per via Venezia».

Si schierano dalla parte del sì alla pedonalizzazione Elisa e Alessandra D’Ovidio: «Vanno tutelati i centri urbani e la salute dei cittadini», dicono in coro, «Pescara, nonostante si trovi in riva al mare, è una delle città più inquinate d’Europa. Purtroppo negli ultimi anni hanno cementificato tutto. Chiudendola alle auto diventerebbe più appetibile da un punto di vista turistico».

©RIPRODUZIONE RISERVATA