«Così non risolvono i problemi della città»

PESCARA. «Queste regole non sono la soluzione per risolvere i problemi della città». Ne è convinto l’architetto Alfredo D’Ercole, ex assessore ai lavori pubblici del Comune di Pescara. Il regolamento...

PESCARA. «Queste regole non sono la soluzione per risolvere i problemi della città». Ne è convinto l’architetto Alfredo D’Ercole, ex assessore ai lavori pubblici del Comune di Pescara. Il regolamento per l’arredo urbano e per il piano del colore, approvato nei giorni scorsi dalla giunta, non lo convince.

«Premesso che non lo conosco nei dettagli», avverte, «posso tuttavia dire che per fare un regolamento ad hoc è necessario avere un piano strategico per la città».

«Sicuramente è giusto vietare l’installazione di condizionatori d’aria e antenne sulle facciate della città», osserva l’architetto, «ma io avrei adottato un sistema differente, un approccio più programmatico, fissando degli obiettivi».

D’Ercole spiega meglio il suo pensiero. «Oggi, il vero problema è quello di realizzare una città tecnologica, intelligente, una smart city», afferma, «una città, quindi, a misura d’uomo». «Alla fine non è sbagliato pensare ai condizionatori d’aria all’esterno degli edifici», prosegue l’architetto, «io stesso quando ho installato il condizionatore nella mia casa in piazza dello Spirito Santo mi sono guardato bene dal rendere visibile l’impianto all’esterno. Ma è una mia accortezza, perché i tecnici che vengono a montarti l’impianto lo sistemano dove più gli fa comodo».

«In sostanza», osserva D’Ercole, «il mio giudizio non è così negativo, ma la medicina per i problemi della città è un’altra». E uno dei problemi più importanti da risolvere, secondo D’Ercole, è quello dell’inquinamento atmosferico. «Si deve ridurre l’inquinamento della città», spiega, «va bene, quindi, pensare all’arredo urbano. Ma è un feticcio. In realtà non puoi creare un arredo urbano se prima non hai un regolamento edilizio che consenta di utilizzare gli strumenti necessari alla riqualificazione anche energetica dei palazzi. Al contrario, un regolamento sull’arredo urbano serve a poco». L’ex assessore non risparmia critiche. «Come si fa a sanzionare un cittadino che installa una parabola sul proprio balcone?», si chiede D’Ercole, «io sanzionerei, invece, chi inquina. Questo regolamento non va a colpire chi fa le riqualificazioni senza tenere conto del recupero energetico. Gli interventi spot non servono a niente». L’architetto porta come esempio la pedonalizzazione di corso Vittorio, un progetto che ha suscitato un vespaio di polemica e le proteste dei commercianti della zona.

«Se chiudi corso Vittorio e sposti il traffico in una strada vicina, sposti solo il problema dell’inquinamento, ma non lo risolvi», conclude D’Ercole, «la questione va affrontata in altro modo anche per il problema delle antenne e dei condizionatori all’esterno degli edifici. Oggi questi impianti ce l’hanno tutti e il regolamento andrà a colpire gli sfigati che ancora non li possiedono e vorrebbero montarli».(a.ben.)

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