Crac De Nicola, indagato a Pescara l'ex direttore di Carichieti

Si allarga l’indagine sui fallimenti pilotati: Di Tizio accusato di bancarotta fraudolenta per il buco da 14 milioni

PESCARA. L’ex direttore generale della banca Carichieti Francesco Di Tizio indagato per bancarotta fraudolenta insieme a Carmine De Nicola, l’imprenditore di Francavilla a capo di scuole private, case di riposo e di una galassia di società immobiliari. La storia che emerge dalle carte dell’ultima inchiesta della guardia di finanza racconta di un presunto prestito facile da più di 14 milioni di euro concesso nel 2007 da Di Tizio, 60 anni di Chieti, all’«amico» De Nicola, 70 anni di Francavilla, attraverso perizie gonfiate di terreni e immobili. In cambio, per sdebitarsi, De Nicola avrebbe assunto il fratello e la cognata di Di Tizio in due delle sue società.

Un’indagine che scava nel buco della Carichieti: De Nicola è uno dei tre principali debitori della banca con una sofferenza che si avvicina ai 50 milioni di euro. Anche a causa di questi soldi mai restituiti la Carichieti, commissariata, è finita al centro di uno scandalo economico nazionale insieme a Banca Etruria e a Banca Marche.

leggi anche: Dossier Carichieti, pignorati 25 milioni al re delle cliniche Spunta il nome di De Nicola: tentò la scalata a Villa Pini e salvò il vescovo Cuccarese. Ora è finito nel rapporto Bankitalia

Inchiesta allargata. Quest’indagine è il prolungamento del troncone principale sui presunti fallimenti pilotati contestati a De Nicola e ad altri 21 indagati: un’inchiesta già chiusa, coordinata dal procuratore aggiunto Cristina Tedeschini e dalla pm Anna Rita Mantini, che a sorpresa si è allargata e ha portato all’iscrizione di altre 4 persone per un totale di 26 indagati. Insieme a Di Tizio per il mutuo accordato alla Sicof, società fallita nel 2015, sono indagati anche Luigi De Vitis, capo area della filiale Carichieti di Pescara 6 in via Chieti, e due ingegneri autori delle perizie su due terreni di Chieti e un immobile di Francavilla di proprietà di De Nicola. A tutti e 4, come recita l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, è contestato il reato di bancarotta fraudolenta in concorso. E l’indagine è legata al filone principale poiché gli altri accusati sono De Nicola, il suo braccio destro, Antonio Di Ianni, 53 anni, originario di Lucera e residente a Francavilla, e Guerino Testa, 46 anni, ex presidente della Provincia di Pescara e attuale consigliere comunale di opposizione con Ncd, per la sua professione di commercialista.

Pratica favorita. Secondo la ricostruzione dei finanzieri, guidati dal comandante provinciale Francesco Mora e dal comandante del nucleo di polizia tributaria Michele Iadarola, Di Tizio avrebbe favorito la pratica della Sicof di De Nicola «indirizzando e orientando fraudolentemente» il cda della banca. Per finanza e procura, quella dell’ex direttore generale – Di Tizio è rimasto in carica fino al 2010 – sarebbe stata un’azione pianificata e attuata «strumentalizzando le sue consolidate interessenze personali e amicali con De Nicola». E in cambio della corsia preferenziale offerta a De Nicola, Di Tizio ne avrebbe ricavato «l’assunzione» del fratello e della cognata in due società dell’imprenditore e «sistematiche regalie» come bottiglie di vino e un telefono cellulare.

Crisi ignorata. A De Vitis è contestato di aver «fraudolentemente» istruito la pratica di De Nicola «al fine di assicurarne un esito favorevole» chiudendo gli occhi, così sostiene l’accusa, su un evidente stato di crisi della Sicof visto che sarebbe stato «impossibile» per la società di De Nicola adempiere ai pagamenti delle rate di mutuo fissate a 1,5 milioni di euro all’anno per 15 anni. Sempre per blindare la concessione del mutuo, sarebbero stati «falsamente valorizzati» anche «gli incassi di futuri dividendi» provenienti da due società in quel periodo ancora in fase di acquisizione, Villa Anna e Stella Maris.

Perizie «gonfiate». E poi, altro tassello dell’indagine, ci sono gli immobili di Chieti e il fabbricato a Francavilla i cui valori sarebbero stati «artatamente gonfiati» per offrire maggiori garanzie ipotecarie e ottenere il mutuo senza alcuna difficoltà: gli indagati sono il chietino Carlo Massimo Rabottini, perito di De Nicola, e il pescarese Franco De Donatis, perito della banca ed ex ufficiale dei carabinieri. Il perito di De Nicola ha valutato i beni in 19 milioni di euro mentre quello della banca ha dato agli stessi beni un valore ancora più alto, 20 milioni. I due tecnici avrebbero addirittura utilizzato un certificato urbanistico degli immobili «interamente contraffatto», indicando una destinazione diversa: edificabile al posto di agricola.

Il ruolo di Testa. A Testa è contestato di aver distratto, insieme De Nicola e Di Ianni, i 14 milioni del mutuo ottenuto dalla Carichieti a vantaggio di un’altra società sempre di De Nicola: con l’accordo dei tre, i fondi ottenuti dalla Sicof sarebbero stati girati con un maxi bonifico a un’altra società, la Smc, con l’obiettivo di «incrementi patrimoniali».

©RIPRODUZIONE RISERVATA