Crisi, a Pescara chiudono anche i negozi compro oro

Saracinesche abbassate in tre negozi su dieci a Pescara. Ragno dell’associazione Antico: erano decisamente troppi

PESCARA. Se la crisi da un lato ha dato, dall'altro dopo qualche tempo ha tolto. È quello che è accaduto al fenomeno dei compro oro, strutture cresciute a dismisura nel giro di pochi anni che si occupavano quasi esclusivamente di valutare e ricomprare oggetti e monili in oro.

Nati come una sorta di banco dei pegni del nuovo millennio, questi negozi hanno vissuto un'espansione davvero notevole poco più di un lustro fa, con nuove insegne che dalla sera alla mattina venivano affisse e con grandi campagne pubblicitarie, sia locali che nazionali, affidate anche a volti noti della televisione e dello spettacolo.

Molti di questi punti vendita appatenevano e appartengono a catene nazionali che fanno aprire in franchising.

La crescita dei compro oro è stata evidente anche a Pescara, con punti vendita nuovi di zecca spuntati come funghi in diversi angoli della città. Allo stesso modo però, negli ultimi mesi, è stato altrettanto evidente il fenomeno contrario, quello che ha portato alla chiusura di diversi compro oro presenti in città.

Alcuni di questi hanno chiuso la saracinesca la sera e il mattino seguente non hanno più riaperto. I numeri parlano chiaro: la contrazione di questa attività in città è stata del trenta per cento. E le dinamiche portano a pensare che nei prossimi mesi ci sarà un ulteriore assestamento verso il basso.

Questo tipo di attività aveva registrato un'evidente espansione per vari motivi, il primo è stato quello legato alla crisi economica: chi di noi non aveva un vecchio ciondolo, un anello, una catenina o un monile qualsiasi magari ricevuto in regalo decenni prima al battesimo, alla comunione o alla cresima ma mai utilizzato? Probabilmente quasi tutti.

Venendo a scarseggiare la moneta liquida e dovendo comunque far fronte alle spese di tutti i giorni e ai pagamenti di tasse e bollette, in molti hanno deciso di riaprire le casseforti e di disfarsi dei vecchi oggetti in oro che venivano pagati svariati euro ogni singolo grammo.

Poi, svanito l'effetto boom, e terminata la rincorsa a trasformare i monili in oro dimenticati in soldi contanti e diminuito anche il valore vero e proprio del metallo, ecco che i compro oro, sicuramente troppi per il mercato della domanda e dell'offerta, hanno iniziato a chiudere.

In città ogni dieci negozi, tre hanno abbassato la saracinesca.

«Registriamo una contrazione del trenta per cento per quanto riguarda i negozi», afferma Nunzio Ragno, presidente di Antico (Associazione nazionale “Tutela i compro oro”), «perché da un lato è presente un'alta concorrenza e dall'altro c'è stato, negli ultimi sei, sette mesi un calo abbastanza rilevante del prezzo del metallo. Questi due fattori vanno abbinati al fatto che i più bisognosi, non che l'oro sia finito, hanno venduto buona parte dei loro gioielli.»

«Queste concomitanze», prosegue Ragno, «fanno sì che non ci sia più attività per tutti e tra l'altro molti erano approdati a questa piattaforma solo per fare business, quindi non erano professionisti del settore che hanno creduto a facili guadagni, ma una volta disattese le aspettative stanno decidendo di chiudere. Tra l'altro a noi fa comodo che ci sia una selezione naturale perché siamo a favore di chi opera nel rispetto delle norme».

Ragno sottolinea, infine, anche la presenza di molti operatori.

«Diciamo che non era eccessivo il numero di compro oro ma fino a un anno fa erano davvero tantissimi, considerando anche il numero di gioiellieri che ricomperano gli oggetti in oro. Sono però convinto», conclude il presidente di Antico, «che questa sia un’attività che continuerà a essere presente, non scomparirà».

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