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Crisi, Abruzzo in marcia su Roma

Tutti pronti nella corsa per i seggi: 21 posti per troppi pretendenti. Pezzopane guarda alla Camera, la Chiavaroli vuole il bis e la Pelino spera nella quarta legislatura mentre da fuori premono anche consiglieri regionali e sindaci

PESCARA. Tutti ai nastri di partenza, schierati, già pronti al via. Il plebiscitario No al referendum costituzionale ha azzoppato la legislatura e rimesso in moto anche la macchina elettorale abruzzese. Per concorrere ai 21 posti a disposizione: 14 alla Camera, 7 al Senato, non c’è molto tempo. Vanno oliate le macchine elettorali, chiamati a raccolta i sostenitori (se li si ha), sondati i partiti (dove esistono), lanciati accorati appelli a Roma (se si sa a chi indirizzarli), mobilitati i social (è la parte facile del lavoro).

Mai come questa volta però le fila sono folte. Degli attuali inquilini abruzzesi in Parlamento, quasi tutti aspirano a un nuovo mandato. Anzi, dopo il referendum, i pretendenti dell’ultima ora sono persino aumentati, perché i posti a disposizione non sono solo i miseri 14 di Montecitorio contemplati dalla riforma Boschi bocciata dagli elettori. Ma sono rimasti gli stessi del 2013.

GLI USCENTI SPERANO

Ma chi di loro ha più speranze di restare a Roma? Tranne la forzista Paola Pelino e l’Ncd Filippo Piccone, che stanno concludendo la loro terza legislatura, tutti gli altri hanno alle spalle al massimo due mandati e potrebbero aspirare al terzo. Difficile dire invece se sarà ricandidato in Abruzzo Yoram Gutgeld, il consigliere economico di Renzi impegnato a tempo pieno sulla spending review. In Abruzzo Gurgeld ha messo piede solo in campagna elettorale, poi è letteralmente sparito nei meandri della routine romana. Non facile anche prevedere il destino politico di Gaetano Quagliariello (al contrario di Gutgeld molto presente in Abruzzo), eletto nel 2013 al Senato in Forza Italia subito dopo Silvio Berlusconi (che scelse il collegio del Molise), passato poi con Alfano in Ncd e oggi nel gruppo Gal con Giovanardi e Tremonti.

Sarà difficile rivedere a Montecitorio Antonio Razzi, la cui candidatura nel 2013 sollevò in Abruzzo mezza Forza Italia. Gianni Chiodi, allora governatore della Regione, si precipitò a Roma per evitare la candidatura. Non riuscì a toglierlo dalla lista, ma solo a retrocederlo al quarto posto, una posizione destinata alla sconfitta. Ma in Abruzzo il centrodestra al Senato superò il centrosinistra e prese il premio di maggioranza. Se lo ricorda certamente il Pd Franco Marini che per cedere cavallerescamente la posizione di capolista all’aquilana Stefania Pezzopane perse il seggio.

Pezzopane ha già detto che intende ricandidarsi. Prima del referendum pensava naturalmente alla Camera, oggi potrebbe bastare anche il Senato (in posizione sicura). Non dovrebbe mancare la ricandidatura Federica Chiavaroli, eletta nel 2013 in Forza Italia e poi traslocata con maggiore fortuna nel Ncd dove è stata vicepresidente in Senato prima di passare in quota Alfano al governo come sottosegretario alla Giustizia. La Chiavaroli è il rimpianto di Nazario Pagano. L’allora presidente del Consiglio regionale voleva traslocare a Roma ma non gradì il quinto posto in lista e cedette il passo alla collega di Pescara. Che fu la prima dei non eletti e subentrò dopo la rinuncia di Berlusconi. Pagano oggi coordinatore di Forza Italia, più che mai si sente in corsa per un seggio.

POSIZIONI INCERTE

Gli altri parlamentari uscenti hanno posizioni incerte. La Pd Maria Amato si è mossa bene nel suo campo, la sanità, ma non ha grandi appoggi nel partito abruzzese. Gli altri Pd Vittoria D’Incecco, Antonio Castricone e Gianluca Fusilli hanno il punto debole nel fatto di essere tutti del collegio di Pescara, dove potrebbe registrarsi un pericoloso affollamento di candidati. Può avere più chance il Ncd Paolo Tancredi, punto d riferimento della maggioranza in commissione Bilancio. Ma non si sa ancora come arriverà al voto il partito di Alfano. Gianni Melilla (Si) non dovrebbe avere problemi di ricandidatura per mancanza di competitor. Un punto interrogativo è invece Giulio Cesare Sottanelli, componente di quell’oggetto misterioso che è diventato Scelta Civica. Premio fedeltà e ricandidatura potrebbe toccare a Fabrizio Di Stefano, l’unico dei tre eletti alla Camera per Forza Italia che è rimasto nel partito.

SEGGI STELLARI

E i 5 stelle? I due eletti al Senato (Enza Blundo e Gianluca Castaldi), e i tre alla Camera (Gianluca Vacca, Andrea Colletti e Daniele Del Grosso) sono tutti alla prima legislatura e potenzialmente ricandidabili. ma dovranno sottoporsi alle Parlamentarie. «Saranno gli iscritti a nominare i prossimi candidati», spiega il consigliere regionale Domenico Pettinari, «anche gli attuali parlamentari dovranno sottoporsi alla scelta per avere il secondo mandato». Non potranno paertecipare naturalmente chi ha già una carica: «Ogni eletto a tutti i livelli deve necessariamente terminare la legislatura o la consiliatura», aggiunge Pettinari, «non esiste che un eletto interrompa il proprio mandato per candidarsi altrove».

QUELLI CHE PREMONO

Ma nella partita del Parlamento giocano due squadre: quella degli uscenti e quella di chi vuole finalmente entrare. E’ folta la squadra del centrodestra. In testa tra i candidati potenziali c’è, come detto il coordinatore di Forza Italia Nazario Pagano, tallonato dall’ex governatore Gianni Chiodi. Da tempo preme per un seggio il capogruppo forzista in Consiglio regionale Lorenzo Sospiri. Mentre l’altro consigliere regionale di lungo corso Mauro Febbo potrebbe trovare spazio solo se si facesse da parte l’uscente del collegio di Chieti, Di Stefano. Va messo nel conto una candidatura di Paolo Gatti, vicepresidente del consiglio regionale e campione di preferenze nella sua Teramo. Gatti però è un forzista non perfettamente allineato al partito (ha un breve passaggio in Fratelli d’Italia). Un sindaco che preme per una candidatura è Umberto Di Primio, primo cittadino di Chieti, da tempo in conflitto con il suo partito Ncd, per la collocazione politica, ma c’è chi dice anche per un posto a Roma. Se guardiamo al Consiglio regionale due sono i nomi più gettonati per una candidatura nel centrosinistra: il presidente del Consiglio Giuseppe Di Pangrazio e il portavoce della maggioranza Camillo D’Alessandro, ormai alla sua terza legislatura all’Emiciclo dopo un passaggio in Provincia con il Partito popolare. Dalla Provincia di Teramo spera che sia la sua ora il presidente Renzo Di Sabatino dopo aver sforato la candidatura nel 2013. Ma il grande enigma del centrosinistra è il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente. E’ l’unico politico che si ritroverà libero da una carica al momento della formazione delle liste. Ma il suo nome non riscuote più i consensi di una volta.