Crisi idrica, nei 64 comuni reti vecchie di ottant’anni

Allarme di Codici: nel Pescarese tubature vetuste e continue perdite In città nel 2010 calcolate dispersioni d’acqua pari al 43,2 per cento

PESCARA. La rete idrica più vecchia ha quasi 80 anni, 77 per la precisione. La più recente, 32. Lo svuotamento dei serbatoi che starebbe determinando, in questa estate 2012, una crisi idrica da ricordare in tutti i comuni del Pescarese, sembra essere dovuta solo in parte al fatto che da un mese non piove. Ma c’è anche la dispersione di acqua potabile, spesso dovuta alle tubature vecchie di anni e anni. L’associazione di consumatori Codici sostiene questo argomento, e mette in luce i dati raccolti proprio dalla società in house che gestisce i servizi acquedottistici (Aca) per i 64 comuni del Pescarese.

Codici parla riferendosi allo «sperpero di denaro pubblico dell’azienda», come ha sottolineato ieri Domenico Pettinari, segretario provinciale. Qualche esempio: la rete idrica di Cugnoli è stata costruita nel 1935; quella di Abbateggio nel 1945, a Catignano e Civitaquana nel 1955, Caramanico e Francavilla nel 1965. Quella di Pescara è del 1960, e così via. Reti vecchie che facilmente possono portare problemi, causando così perdite, anche ingenti, di acqua potabile.

Si pensi, sempre stando ai dati dell’Aca forniti da Codici, che a Carpineto la stima delle dispersioni idriche al 2010 è stata stimata al 65,5 per cento, a Fara Filiorum Petri all’82,6 per cento, Pescara al 43.2 per cento. Perdite che determinano talvolta lo svuotamento completo dei serbatoi, la conseguente carenza idrica e un grosso disagio per i cittadini. L’emergenza idrica, però, secondo l’associazione a tutela del consumatore e l’Ato, si sarebbe potuta programmare. In una delle carte fornite dall’associazione, appare chiaro che l’Ente d’Ambito a fine giugno avesse sollecitato l’Aca a mettere in campo ogni attività utile a limitare gli sprechi.

«Ogni operazione di contenimento della risorsa, risparmio e buon utilizzo», si legge in una lettera dell’Ato del 27 giugno scorso all’Azienda comprensoriale acquedottistica, «deve essere messa in campo. Non è possibile né ammissibile ipotizzare che tali fasi di crisi possano essere superate solo con l’incremento delle portate e l’utilizzo di nuove captazioni», e poi, alla pagina precedente, si legge che «Questo ufficio», (l’Ato, ndc), «da tempo (2 febbraio 2012) ha evidenziato che con il sopraggiungere della stagione calda, a causa dello scarso rifornimento idrico delle falde acquifere, vi era la possibilità di registrare situazioni di crisi. A tal proposito, i gestori erano stati invitati ad attuare ogni possibile attività di prevenzione».

Paola M.S. Toro

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