Crisi, per le imprese innovazione e reti uniche vie d’uscita

Confindustria analizza lo stato di salute dell’economia Marramiero: i crediti con gli enti pubblici sono un problema

PESCARA. L’unico modo per affrontare e per cercare di uscire dalla crisi economica, che ha colpito principalmente le medie e piccole imprese, è quello di puntare sull’innovazione e sull’ingrandimento aziendale attraverso le cosiddette società senza fabbrica e con i contratti di rete. Questo il chiaro messaggio lanciato ieri pomeriggio da Giuseppe Di Taranto, professore ordinario di Storia economica nella facoltà di Economia della Luiss Guido Carli di Roma, nel corso dell’assemblea annuale di Confindustria, presieduta dal presidente Enrico Marramiero e dal direttore Luigi Di Giosaffatte. I lavori sono stati conclusi dalla vicepresidente nazionale dell’Unione industriali, Antonella Mansi, ospite per l’occasione. Presenti anche il presidente regionale Mauro Angelucci e il suo vice Paolo Primavera.

«Il sistema della Confindustria di Pescara», aggiunge Di Taranto, «deve essere preso come modello. Se anche in altre realtà avessimo questa operatività, potremmo uscire dalla crisi. Avete industrie molto innovative sul territorio e l’Italia, oggi, di questo ha bisogno. Purtroppo l’assioma piccolo è bello oggi non vale più, le piccole e medie imprese se non creano collegamenti con gli altri Paesi difficilmente supereranno questa crisi».

Secondo la Mansi bisogna comuque puntare su queste aziende: «Le piccole e medie imprese sono una grande risorsa, la spina dorsale del sistema economico. Bisogna cercare di combattere il limite dimensionale. Purtroppo in questo momento si associano diversi fattori negativi: una scarsa crescita, i limiti strutturali e una realtà europea complessa». Il vicepresidente di Confindustria esprime un parere anche sul denaro che le imprese devono avere dagli enti pubblici: «Abbiamo chiesto al ministro Passera un impegno specifico per la certificazione dei crediti verso la pubblica amministrazione. Non possiamo immaginare che le aziende chiudano per questi debiti». D’accordo con questa impostazione anche Marramiero: «Sappiamo che il soffocante peso della pressione fiscale e i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione hanno portato alcuni imprenditori in difficoltà a prendere decisioni estreme e drammatiche. La nostra azione è stata rivolta a individuare con Prefettura, Abi ed Equitalia strumenti operativi a sostegno dell’impresa e a fondare un gruppo di lavoro a supporto degli imprenditori in tempo di crisi aziendale». Marramiero resta convinto che il cambiamento possa realizzarsi offrendo alle imprese strumenti operativi e concreti per nuovi modelli di business, come le reti di impresa e i poli di innovazione.

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