D’Alfonso: pensieri etilici sulla città capoluogo di regione 

Il governatore getta acqua sul confronto interno al Pd. Ma Cuzzi ribatte: credo nella competizione delle idee

PESCARA. Saranno pure «pensieri etilici», come li definisce il presidente Luciano D’Alfonso sul suo profilo facebook. Certo è che, ad alimentare la fantasia degli amministratori pescaresi del Pd (e non solo) è certamente l’idea di realizzare – con la fusione dei tre Comuni (Pescara, Montesilvano e Spoltore) – il centro nevralgico dell’Abruzzo, con tutto quel che ne consegue. Anche sotto il profilo istituzionale. Perché quando si parla di capoluogo di regione, si sa, a Pescara si riaccendono antiche e mai sopite aspirazioni.
Così, dopo una richiesta di dimissioni indirizzata dai colleghi dem dell’Aquila a un assessore pescarese, Giacomo Cuzzi, e a un ex sindaco montesilvanese, Enzo Cantagallo, ecco che le sortite sul futuro della Nuova Pescara restano un argomento di grande attualità. Nient’affatto archiviate.
«Come è evidente» rimarca D’Alfonso, «il tema della sede del capoluogo di regione non è all'ordine del giorno. Nessuno può sviare l'attenzione dall'obiettivo reale, chiesto dai 62mila 348 cittadini che hanno votato sì al progetto di fusione». Concetto ribadito ieri dallo stesso segretario regionale dem, Marco Rapino. Resta il fatto che il partito del governatore sembra dilaniato, ogni giorno di più, da ferite profonde. Sempre più diviso tra il versante adriatico e la dorsale appenninica.
Così Cuzzi, l’amministratore pescarese destinatario di una delle due richieste di dimissioni espresse dal Pd aquilano, parla di «atteggiamento anti-democratico e volgarmente offensivo. Le dichiarazioni dei dirigenti dell’Aquila», scrive Cuzzi, «destano sgomento rispetto alla legittima facoltà, che ha ogni iscritto al partito, nell’avanzare proposte. Sono stupito dalle reazioni del segretario del Pd dell'Aquila (Stefano Albano ndr) e del consigliere regionale, Pierpaolo Pietrucci, i quali, evidentemente, essendo a corto di argomenti, preferiscono buttarla in caciara chiedendo, senza averne titolo, dimissioni. Purtroppo», prosegue Cuzzi, «assistiamo a una violenta reazione che desta preoccupazione sullo stato della democrazia interna al partito e sul sano e necessario dibattito che deve animare la politica attraverso la competizione delle idee».
Insomma, nessuna retromarcia da parte di Cuzzi. Che anzi rilancia e ribatte, allo stesso governatore. «La mia», afferma, «non è una visione "etilica". Magari l'etilometro andrebbe fatto ogni mattina a quelli che prima erano contrari alla Grande Pescara e oggi, per lanciare spot elettorali, sono divenuti favorevoli, dopo anni di immobilismo. Ribadisco le mie posizioni da uomo libero, favorevole alla nascita della Città metropolitana, nel rispetto dell'esito referendario e continuo a ritenere necessario un approfondimento con i Comuni interessati circa i tempi per l'attuazione, a mio avviso troppo stringenti. Credo che il progetto vada ampliato con altre fusioni inter-provinciali. Guardo a Francavilla e San Giovanni Teatino. Bisogna lavorare affinché, da subito, i Comuni progettino il futuro dell'area metropolitana attraverso l'unione dei servizi, la programmazione urbanistica, il sociale e la sanità».
A dar manforte all’asse Cuzzi-Cantagallo, da cui è rinata la disputa sul capoluogo d’Abruzzo, c’è anche il capogruppo regionale forzista, Lorenzo Sospiri. «La proposta del responsabile Dem per Montesilvano, Enzo Cantagallo», afferma, «sull’eventuale attribuzione alla Nuova Pescara del titolo di capoluogo di regione, merita attenzione e considerazione. È evidente che, con la fusione di Spoltore e Montesilvano, questa diventerà la città numericamente più importante, assumendo una estensione geografica e una potenzialità economica che non possono esonerarci dal ripensare anche il suo ruolo istituzionale. Dando il via libera al progetto di legge per la costituzione della Nuova Pescara, il governatore D’Alfonso sapeva benissimo di avviare un progetto politico-amministrativo-storico-geografico di proporzioni enormi. Dai mille risvolti». (f.c.)
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