D’Amario: pronti 7 milioni per sbloccare altri 3 appalti

Il distretto di Pescara sud, l’ospedaletto a Penne e l’ex hotel di Montesilvano Il manager Asl: «Risanati i debiti ereditati, nel 2015 ripartiranno i lavori»

PESCARA. Più di 700 mila euro per far ripartire i lavori del distretto sanitario di via Rio Sparto, a Pescara, ridotto ancora a uno scheletro di cemento a 26 anni dall’inizio; 5,7 milioni per aprire l’ospedaletto fantasma di Penne e farne, dopo oltre trent’anni d’abbandono, una residenza per anziani e malati e una casa famiglia; trattative private, dopo due aste andate deserte, con i costruttori per vendere a un milione di euro l’ex hotel Paradiso di Montesilvano, acquistato dalla Asl nel 2004 e mai aperto. Il distretto sanitario-rsa di Cepagatti – costato tre milioni di euro, inaugurato nel 2004 e mai aperto, con 600 mila euro di lavori necessari per riparare i danni di 10 anni di abbandono – non è l’unico simbolo degli sprechi della sanità pescarese. Nel piano triennale degli investimenti della Asl, ci sono i numeri che inchiodano generazioni passate di manager della sanità e politici mettendo in mostra le scelte a perdere. Sono i soldi per finire le incompiute che drenano fondi alle cure di tutti i giorni. Senza contare Cepagatti, servono oltre 7 milioni di euro per sbloccare altri tre cantieri. Tanto per capire, le incompiute incidono più del 10 per cento nel totale degli investimenti della Asl (58 milioni) fino al 2016.

D’Amario promette. «Ma ormai è quasi tutto pronto per far ripartire i lavori», annuncia Claudio D’Amario, il direttore generale della Asl dal 2009 che si è ritrovato a fare i conti con le incompiute ereditate. «Grazie a una gestione oculata e una politica di risamento, ora, siamo in grado di investire i fondi ottenuti dagli attivi di bilancio. Soldi reali che si trasformeranno in cantieri. La programmazione è in corso, poi, se sarò io a inaugurare le opere si vedrà. L’importante è lavorare», sorride D’Amario in merito al suo incarico che scadrà nel 2017 ma su cui la politica di centrosinistra ha già messo gli occhi.

Scheletro a Pescara. A Pescara, promette il direttore generale, ripartiranno i lavori a San Donato: prima un contenzioso con i proprietari del terreno ha bloccato i lavori, poi, la ditta appaltatrice ha chiesto i danni per i mancati guadagni legati al fermo del cantiere. «Ora, siamo arrivati a una transazione che chiuderà il caso e i lavori potranno ripartire», dice D’Amario anche se, a rileggere le dichiarazioni di tre anni fa sullo stesso caso, poco sembra cambiato. Comunque, nel piano della Asl, oltre ai 213 mila euro già spesi, adesso sono stanziati 724 mila euro per completare la struttura che ospiterà il distretto di Pescara sud, attualmente nelle sedi di via Pesaro e via Rieti prese in affitto.

Ospedaletto fantasma a Penne. Il caso del Carmine a Penne sarà più costoso: nato come ospedale psichiatrico, l’edificio è rimasto sempre chiuso. «Un inno alla follia programmatoria», commenta D’Amario, «ma abbiamo commissionato delle perizie che hanno detto che il cemento armato è in buono stato e l'immobile non presenta particolari danni. Sicuramente, è perfetto per la residenzialità di anziani e malati fragili, oltre a una casa famiglia». I fondi sono stanziati a partire dal 2015.

Ex hotel a Montesilvano. A Montesilvano l’incompiuta è l’ex hotel Paradiso, alle spalle della pineta di Santa Filomena, tre piani, 27 camere e 58 letti più giardino e piscina. Acquistato per 1.187.850 euro nel 2004 per farne una casa di cura per disabili mentali ma mai aperto, l’ex albergo è stato messo all’asta, con una base di 1,4 milioni, ma i primi due incanti sono andati deserti. «Adesso», spiega D’Amario, «la Regione ci ha autorizzato ad abbassare il valore e a fare trattative private. Per noi, sarebbe ideale permutarlo con una struttura nuova». Si cerca un costruttore che abbia interesse ad abbattere e ricostruire l'immobile sfruttandone la volumetria: «Ci sarà un nuovo bando», spiega D’Amario, «la speranza è sistemare presto il caso. Abbiamo bisogno di centri per la salute mentale e di centri diurni visto che anche la struttura che abbiamo in affitto di fronte alla Asl non è in regola. Se è stato uno spreco acquistare l’hotel nel 2004? Altri tempi, diciamo che prima si facevano scelte caserecce nel senso che un progetto pilota valido sulla carta, poi, non è stato progettato nel contesto del territorio». (p.l.)

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