«Dal dl terremoto risposte concrete per gli abruzzesi»

Il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato in regione per sostenere Renzi. «I sondaggi ci danno morenti? Capitò anche alle Europee e arrivammo al 40%»

ROMA. Prima nel Teramano. Tra Castelli e Montorio, Civitella e Campli. Nei luoghi colpiti dal terremoto. Poi, nel pomeriggio, il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato, farà tappa ad Avezzano e ad Ortona, per presentare la mozione congressuale a sostegno di Matteo Renzi in vista delle primarie del Partito democratico del prossimo 30 aprile.

Arriva in Abruzzo all’indomani del via libera della Camera al decreto terremoto. Soddisfatto?

«Non pretendiamo di affermare che tutti i problemi siano stati risolti. I disagi per le famiglie e le imprese sono ancora tanti, ma credo che questo decreto vada incontro ad una serie di istanze che gli stessi sindaci abruzzesi dei comuni colpiti hanno sollevato».

Per esempio?

«Innanzitutto l’allargamento del cratere sismico ad altri 9 comuni abruzzesi; la sospensione degli adempimenti burocratici e tributari; le misure a sostegno dell’economia e al reddito delle piccole e medie imprese e dei professionisti; i finanziamenti a tasso agevolati e a tasso zero. E, in particolare su Teramo, grazie all’impegno del collega Tommaso Ginoble, misure a sostegno dell’università».

Terremoti, maltempo, valaghe. Ad ogni evento calamitoso seguono leggi d’emergenza. Ma come prevenire anziché, di volta in volta, curare?

«L’Italia è un Paese fragile dal punto di vista idrogeologico e destinato a convivere con eventi sismici. Il governo, con il progetto Casa Italia, ha stanziato molte risorse per mettere in sicurezza il territorio. Molto è stato fatto ma si tratta, ovviamente, di investimenti che daranno risultati nel medio-lungo termine».

In Abruzzo sosterrà la candidatura alle primarie di Renzi in un momento non facile per il Pd, ancora alle prese con gli effetti della scissione...

«La nostra forza è che siamo un partito democratico, con una leadership contendibile. Cosa succederebbe se, al termine delle primarie, ci fosse qualcuno che dicesse: “No, questo risultato non mi piace, ha vinto il secondo e non il primo”. E’ quello che succede nel M5S, non nel Pd».

Eppure il M5S avanza. Gli ultimi sondaggi lo danno 5 punti avanti al Pd...

«I sondaggi ci danno sempre morenti. Accadde anche prima delle Europee, ma poi sappiamo come andata a finire: superammo la soglia del 40%».

Pagate scelte non gradite alla vostra base, come il salvataggio del senatore Minzolini dalla decadenza?

«In politica non ci sono scelte prive di effetti sull’elettorato. Sia quando si vota un provvedimento contro la povertà sia quando, invece, si decide della sorte di un parlamentare. Al riguardo ricordo che il Pd è lo stesso partito che ha fatto arrestare un suo deputato - mi riferisco a Genovese - perché riteneva che ce ne fossero i presupposti».

Se fosse un senatore anziché un deputato, come avrebbe votato sulla decadenza di Minzolini?

«Avrei votato a favore, come ha fatto il capogruppo Luigi Zanda».

Resta ancora da sciogliere il nodo della legge elettorale: con il sistema partorito dalla Consulta nessuno avrebbe la maggiornaza per govenare. Come se ne esce?

«L’unico sistema che può assicurare una maggioranza autosufficiente è il doppio turno. Ciò detto, la nostra proposta, approvata all’unanimità all’assemblea del Pd, per riformare la legge elettorale è il ritorno al mattarellum. E penso che ci siano le condizioni per un’intesa in questa direzione».

Legge elettorale a parte, resta aperto il capitolo alleanze. Bersani ribadisce la disponibilità a discutere un ipotetico accordo con il M5S. E il Pd?

«Noi il confronto lo facciamo con tutti. Ma chi chiedo come si possa dialogare e allearsi con un Movimento 5 Stelle anti-europeista, contro l’euro e che non prende posizione sui diritti ».