De Camillis: «Io candidato senza partiti»

Il presidente del consiglio comunale dà l’addio a maggioranza e Udc per correre con 3 liste civiche: così salverò la città

PESCARA. Roberto De Camillis, 60 anni, presidente del consiglio comunale, si è candidato a sindaco alle prossime elezioni amministrative del 25 maggio. Lui è l’ottavo, forse il nono candidato, se Rifondazione, come sembra, farà correre uno dei suoi con una lista ambientalista. Due settimane fa De Camillis ha lasciato l’Udc e ha deciso di scendere in campo con tre liste civiche, «perché», dice, «nessun partito tradizionale riesce a soddisfare le necessità e le richieste dei pescaresi». Lui, storico democristiano, fondatore del Ccd nel 1994, è transitato nel corso degli anni dal centrosinistra della giunta di Luciano D’Alfonso, di cui è stato per due volte assessore, al centrodestra dell’amministrazione Mascia, ricoprendo la più alta carica istituzionale dell’assemblea civica. Ora è tornato al vecchio amore delle formazioni civiche: nel 2008 e nel 2009 una lista, chiamata Città ponte, gli ha consentito di essere eletto per due volte in consiglio comunale. Adesso vuole tentare un’altra strada, forse la più difficile della sua carriera politica: la candidatura a sindaco. Durante questa intervista De Camillis ha ricevuto una telefonata dalla coordinatrice del Nuovo centrodestra Federica Chiavaroli. «È l’ennesima volta che mi chiama», rivela, «vorrebbe che io sostenessi la candidatura di Guerino Testa, ma io ho sempre risposto no».

Presidente, perché ha deciso di candidarsi?

«Avevo deciso e mi ero ripromesso che al compimento del 60esimo anno di età mi sarei ritirato. Ma nelle condizioni in cui si trova Pescara, colpita da una pesante crisi a livello nazionale, ho deciso di candidarmi per dare una mano ai pescaresi. Questo è il mio ultimo atto d’amore per la mia città e per i miei concittadini».

Lei ritiene, quindi, che gli altri candidati sindaci non siano all’altezza di soddisfare le esigenze dei cittadini?

«Io registro l’incapacità e l’impossibilità dei partiti di incrociare le necessità della cittadinanza. Gli altri candidati sindaci, cioè i due del centrodestra Guerino Testa e Luigi Albore Mascia e quello del centrosinistra Marco Alessandrini, sono schiavi di logiche partitiche. Il cittadino non riconosce più nei partiti la possibilità di avere risposte ai suoi problemi. La classe politica attuale non è idonea ad interpretare i bisogni dei pescaresi. Per questo ho deciso di candidarmi, per salvare la mia città».

Salvare in che modo?

«Con il mio programma che viaggia su due binari. Il primo, quello tradizionale, che cerca di risolvere una serie di problemi importanti per la città, dal porto, all’aeroporto, alla stazione. Il secondo, è un progetto di rilancio di Porta Nuova tramite un grande intervento urbanistico che parta dalla Real Piazza. Questo intervento dovrebbe interessare il quadrilatero che va da via Conte di Ruvo, alla ferrovia, da via Caduta del forte, al mare. Inoltre, il molo dei trabocchi dovrà diventare il fiore all’occhiello di Pescara con l’apertura di attività commerciali. Nell’ambito di questo intervento, io arriverei a pedonalizzare via Doria. Per quanto riguarda il vecchio mercato ortofrutticolo, la futura amministrazione dovrà interloquire con la proprietà, cioè la Regione, per poter realizzare area commerciale come a Londra».

Qual è il suo giudizio sul progetto della giunta Mascia di chiusura di corso Vittorio?

«Il progetto è discutibile e la recente sentenza del Tar che boccia la realizzazione di una strada nelle aree di risulta, dimostra che quell’intervento progettato dall’amministrazione non è percorribile».

Pensa lo stesso del progetto della duna sulla riviera sud?

«Qui bisogna pensare prima alle famiglie che stanno alla canna del gas. Se il Comune ha a disposizione qualche euro, lo deve destinare alle famiglie che hanno bisogno. Altro che duna. Questo non è il momento di fare progetti del genere».

È critico nei confronti di Mascia?

«L’amministrazione uscente non ha avuto l’autorevolezza di sentirsi maggioranza per guidare la città. L’opposizione è più colpevole, perché non è stata costruttiva. Ha detto no a tutto, forse perché il centrosinistra ha visto la maggioranza nel ruolo di usurpatore».

Ma se non dovesse essere eletto, ad un eventuale ballottaggio chi appoggerebbe?

«Appoggerei il candidato che ha più capacità di interpretare la mia posizione politica».

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