De Fanis era furioso per la stretta sui fondi: «Mi devo candidare»

Le intercettazioni. Protestò per le nuove norme «Con questa delibera la Corte dei Conti mi ammanetta»

PESCARA. «Facciamo gli avvenimenti come quello di Torino, direttamente come Regione, così li freghiamo». Gli avvenimenti come quelli di Torino a cui allude l’assessore regionale alla Cultura Luigi De Fanis – arrestato ai domiciliari con le accuse di truffa, peculato e concussione – sono quelli in cui l’incarico è diretto della Regione e non disciplinato dalla legge numero 43 del 1973, poi seguita da quella del 1990, che stabilisce che sono le associazioni o i privati a presentare un’istanza per ottenere un con tributo finanziario. Nel primo caso, quello che ha riguardato gli appuntamenti abruzzesi legati a D’Annunzio nell’edizione di quest’anno del salone del libro di Torino «è stato più facile per De Fanis», commenta il gip, «gestire i finanziamenti poiché la Regione era intervenuta e aveva presentato direttamente proprie iniziative». Per l’appuntamento torinese l’assessore si sarebbe appoggiato all’associazione Abruzzo Antico gestita da Ermanno Falone, il legale rappresentante indagato nell’inchiesta: un’associazione che, come scrive il gip, avrebbe agito «da filtro attraverso cui far transitare le erogazioni dei contributi regionali per gli eventi culturali con la complicità di Falone». E’ tramite Abruzzo Antico, poi, prosegue ancora l’accusa, che le spese sarebbero state «gonfiate» aggiungendo ad esempio le sei camere d’albergo che sarebbero state pagate dall’associazione alla segretaria e ai suoi amici. Con la delibera numero 166 del 19 marzo 2012 la Regione, come viene ricostruito nell’ordinanza, approva un nuovo disciplinare per l’erogazione dei contributi stabilendo che la valutazione delle richieste e delle liquidazioni, «in precedenza di competenza della giunta regionale, competono al servizio della direzione parchi che, con una determina, stabilisce i contributi da erogare in misura non superiore al 50%. Non è prevista, pertanto», illustra il gip, «la competenza del singolo assessore a deliberare i contributi». E De Fanis dice al telefono: «Facciamo una delibera, facciamo una commissione ma noi dobbiamo andare avanti: noi abbiamo 500 mila euro che dobbiamo dare altrimenti non mi posso ricandidare». Il 25 giugno l’ufficio di presidenza adotta una delibera di indirizzo per la concessione dei contributi del 2013. L’assessore chiama il presidente del consiglio regionale Nazario Pagano (estraneo all’inchiesta, ndr) a cui dice: «Nazà ma che cazzo avete combinato? Che tutto quello che è stato fatto in precedenza è stato fatto contro legge..con questa delibera tua io non posso fare diversamente perché la Corte dei conti mi mette le manette». E Pagano risponde: «Vabbè, bisogna capire che cosa dobbiamo fare per poter erogare i contributi (...) e figurati se io mi metto a creare dei problemi a te e comunque ne parliamo a voce». (p. au.)

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